Grecia, tutto si gioca fra lunedì 22 e lunedì 29 giugno

 

Lunedì 22 giugno-lunedì 29 giugno: è questa la finestra di opportunità per evitare il peggio. Che non è immediatamente Grexit, perché il mancato rimborso al Fondo monetario internazionale (deve essere versato il 30 giugno), lo stato di fallimento e l’abbandono dell’euro non sono tappe di un processo automatico. Ma il problema è che occorre fare i conti con gli eventi e il principale rischio è quello che i depositanti greci esprimano il loro ‘voto’ su quanto sta accadendo continuando a portare a casa i soldi depositati nelle banche: secondo alcuni calcoli sarebbero usciti dalle banche almeno 3 miliardi negli ultimi giorni. Di qui la decisione della Bce di dare ancora fondi alle banche greche. Di qui l’accelerazione politica con la convocazione di tutto ciò che è possibile convocare: capi di stato e governo dell’Eurozona, di nuovo i ministri finanziari, l’ex Troika riunita in modo semipermanente.

Il fronte dei creditori cerca di costruire una tela di compromesso: si parla di uno scambio tra tagli certi provenienti da riforma pensioni e aumenti Iva (finora respinti da Atene) contro l’impegno a occuparsi del debito pubblico in tempi precisi con un ulteriore alleggerimento (Atene spinge perché il debito nelle casse Bce passi al Fondo salvastati Esm e per lo sblocco dei profitti accumulati dalla Bce per la detenzione dei bond greci).  A tali condizioni, l’attuale programma di aiuti potrebbe essere prorogato di altri sei mesi, la ‘tranche’ di 7,2 mld non sarebbe sborsata subito, ma in questo quadro la Bce aumenterebbe i limiti di emissione di bond permettendo ad Atene di finanziarsi sul mercato e far fronte così ai pagamenti.

Vedremo se questo scenario è troppo ottimistico, se reggerà nelle discussioni dei prossimi giorni. La palla è sempre in campo greco: questa è diventata la litania di questo finale di partita.

È chiaro che si cerca ormai disperatamente un accordo per evitare lo choc di un finale che sarebbe in perdita per tutti, Grecia ed l’Eurozona sia pure in diversa misura. La Grecia perderebbe un’ancora e un salvagente che, per quanto pesante, al momento non ha alternativa. L’Eurozona perderebbe la certezza della sua irreversibilità. Interessante per capire l’umore, e anche la vera preoccupazione per ciò che si sta rischiando aldilà delle accuse e controaccuse, della rassegnazione un po’ nichilista di chi dice ‘con i greci non c’è niente da fare’, la dichiarazione del portavoce di Angela Merkel: “Se il Consiglio lunedì non dispone di una base per un accordo, allora si tratterà di un vertice di consultazione, allora ne seguiranno altri”. Il pessimismo del ministro Schauble su un accordo lunedì, dunque, non significa che lunedì 22 sarà la fine. Ma lunedì 29 sì. Per ora nessuno molla la presa.