La riunione straordinaria dell’Eurogruppo a Borse chiuse a Bruxelles non arriverà a decisioni e conclusioni definitive, ma servirà – almeno nelle intenzioni – a mettere insieme gli elementi di un accordo che dovrebbe essere sancito tra sei giorni, nella riunione dei ministri finanziari di lunedì prossimo già convocata da tempo. È questa l’aspettativa che viene confermata da più parti. Eurogruppo e Commissione stanno lavorando a diversi scenari in attesa di conoscere nel dettaglio il ‘piano’ che il ministro delle finanze elleniche Yanis Varoufakis sottoporrà domani. Circolano diverse ipotesi. Secondo ambienti europarlamentari potrebbe farsi strada una soluzione che prevede il versamento della ‘tranche’ di 7 miliardi prevista dal ‘vecchio’ piano di aiuti ai quali si aggiungerebbe un prestito di altri 3 miliardi per far fronte all’emergenza di liquidità fino a giugno, con la riduzione dell’obiettivo di surplus primario quest’anno per dare spazi di manovra sul bilancio pubblico. Da Atene rimbalza la voce secondo cui il governo chiederebbe una estensione del prestito per sei mesi e si appresterebbe a confermare la privatizzazione del porto del Pireo appena congelata.
Secondo fonti europarlamentari potrebbe essere trovato un terreno comune fra Grecia ed Eurogruppo a patto che non sia buttato a mare la sostanza degli accordi sui quali si è fondato il salvataggio del Paese. Non è chiaro al momento la forma che potrebbe assumere l’esborso di 10 miliardi fino a giugno: dovrebbe includere i 7 miliardi che costituiscono l’ultima ‘tranche’ del ‘vecchio’ prestito, che però era stata rifiutata da Varoufakis in quanto legata al quadro esistenti di condizionalità contratta e firmata con la Troika. Secondo alcuni alla cifra dei 10 miliardi di euro si arriverebbe combinando la ‘tranche’ dei 7 miliardi e i circa 2 miliardi frutto dei profitti accumulati calla Bce dopo l’acquisto dei bond ellenici. In tal caso non si tratterebbe di un prestito.
“Una parte sostanziale degli impegni dovrà essere confermata”, indica una fonte Ue. L’idea sulla quale lavora Varoufakis è di confermare il 70% delle condizioni del memorandum del salvataggio aggiungendo una serie di obiettivi di riforma economica a partire da quella fiscale per garantire il controllo della finanza pubblica e rafforzare la crescita.
Molti nell’Eurogruppo e alla Commissione sono convinti che va inventata una nuova forma per pemettere ai creditori di esercitare il controllo sul rispetto dei patti in un quadro diverso da quello della Troika. Una soluzione di cui si parla è la ‘separazione’ della Troika: le autorità che ne fanno parte, cioè Commissione, Fmi e Bce, farebbero le verifiche necessarie in modo autonomo. La riduzione del surplus primario previsto per quest’anno al 4,8% del pil e al 5,2% l’anno prossimo dovrebbe essere assicurata anche se non è chiaro se il nuovo target sarebbe attorno al 3% o inferiore (la Grecia ha annunciato di volere un taglio all’1-1,5% del pil).
Un tale meccanismo durerebbe fino a giugno compreso e ciò dà spazio per il negoziato più complesso su termini e condizione dei pagamenti, il piano di riforme economiche, la definizione di una condizionalità con controlli in forma sostanzialmente diversa dal quadro Troika. La scelta dei 4 mesi al posto dei 6 di cui si parla ad Atene tiene conto del fatto che a luglio comincia una serie di rimborsi dei bond che il governo ellenico deve fare alla Bce per complessivi oltre 6 miliardi di euro. Ma già marzo Atene dovrà pagare 1,4 mld al Fondo monetario.
Non ci sono conferme sulle ipotesi. L’Eurogruppo e la Commissione Ue non hanno fornito indicazioni sui contenuti di un accordo possibile né hanno commentato le indiscrezioni che circolano sia ad Atene che a Bruxelles. Varie fonti concordano in ogni caso sul fatto che il negoziato sarà su un accordo per il breve termine, 4 o 6 mesi, e le linee guida per un accordo sul medio termine che riguarderà il percorso di riforme economiche.
Al G20 finanziario in corso a Istanbul si è parlato anche di Grecia. Il ministro dell’economia francese Michel Sapin ha indicato la necessità di un piano di finanziamento nuovo a breve termine. Che lo si chiami ‘estensione’ del vecchio programma o intervento ‘ponte’ è per Sapin una questione secondaria. Il ministro Pier Carlo Padoan continua a ribadire che lo spazio per una intesa esiste e che l’Eurogruppo lavorerà per trovare una ‘soluzione europea’. Il ministro tedesco Wolfgang Schaeuble vuole vedere le carte di Varoufakis e ribadisce: “Se i greci vogliono il nostro aiuto deve esserci un programma”.