Non sarà un Vertice nel quale saranno prese grandi decisioni, sicuramente non sull’economia. Né sui bilanci pubblici di Italia e Francia né sul piano di investimenti da 300 miliardi promesso da Jean Claude Juncker, che dal primo novembre guiderà la nuova Commissione europea. Il piano di investimenti è la carta politica ed economica sulla quale Juncker si giocherà una parte importante del suo iniziale capitale politico e di consenso nella Ue. E’ un fatto, però, che per ora sembra trionfare l’ambiguità. Nel documento finale del Vertice viene scritto che il Consiglio europeo “sostiene l’intenzione della nuova Commissione di lanciare una iniziativa che mobiliti 300 miliardi in investimenti pubblici e privati aggiuntivi nel 2015-2017”.Non si dice esplicitamente che si tratterà, almeno in parte, di nuove risorse finanziarie (pubbliche) per gli investimenti. E molto dubbio quindi quante saranno le risorse finanziarie nuove e, a questo punto, se ci saranno.
Come tutti i documenti preparati per i Vertici europei le parole possono cambiare, ma varie fonti indicano che non sarebbe questo il caso. La questione delle “risorse fresche” è considerata dirimente per molti governi, a partire da quelli italiano e francese, poi da quelli del ‘fronte del sud’, poi da mezzo Parlamento europeo.
Il capogruppo Pse Gianni Pittella nel discorso in cui garantiva il voto favorevole alla Commissione Juncker, aveva sfidato il lussemburghese chiedendogli due cose precise: scorporo della spesa per i progetti di interesse europeo da finanziare dai calcoli di deficit ai fini del patto di stabilità e di crescita (una ‘golden rule’ parziale) e rafforzamento del capitale della Bei/costituzione di un fondo speciale per i progetti con una parte del capitale versato dai governi nell’European Stability Mechanism, il Fondo salva-Stati.
Si tratta di proposte apertamente avversata dalla Germania e non solo. Difficile che passino anche se Juncker ha pure annunciato all’Europarlamento di avere delle novità in tasca che però non piò rivelare a nessuno perché la Commissione non è ancora in carica e i tempi non sono maturi.
Altro segnale: Juncker ha ribadito che non si aumenteranno gli investimenti pubblici ricorrendo al debito.
Certamente le proposte del Pse fanno parte dell’arsenale che si sta preparando a livello tecnico. Le proposte sono molte e diverse tra loro, indicano fonti europee senza aggiungere dettagli. In parallelo c’è anche una “indagine” di tipo politico per verificare su ogni proposta qual è il margine di accettabilità nelle varie capitali.
Il rischio che dal punto di vista del capitale pubblico mobilitabile (che a sua volta dovrebbe mobilitare capitale privato) non ci siano i cosiddetti “soldi freschi” è reale. D’altra parte non è un caso che nel corso delle audizioni parlamentari i commissari designati che si occupano della questione, in particolare il finlandese Katainen, abbiano sempre ribadito che prima di tutto vanno usati beni i fondi già stanziati
La cosa certa è che nel documento del Vertice europeo non viene preso alcun impegno, non ci sono indicazioni su nuovi finanziamenti. E’ vero che quando si parla di “investimenti” automaticamente viene incluso il concetto di finanziamento, ma se non ne viene specificata l’origine si resta troppo nel vago. E lo si fa apposta.