La grande sfida della Commissione europea sulla supervisione finanziaria di livello europeo parte con toni non molto ottimistici. Motivo: i margini per vincerla sono stretti. Per quanto non venga messo in discussione il radicamento nazionale della supervisione di banche, assicurazioni e Borse, pur con limiti, cautele ed equilibrismi vengono affidati poteri sulle regole e sul coordinamento della vigilanza a due organismi europei di impronta federale. Inevitabilmente ciò spiazza i supervisori nazionali, ne erode il ruolo unico e insindacabile loro riservato finora. La novità é che in caso di contrasti tra autorità nazionali, per esempio su misure relative a un gruppo finanziario transfrontaliero, la decisione di ultima istanza deve essere presa dall'Autorità europea. Una vera e propria rivoluzione. La freddezza di Londra (e di alcuni paesi dell'Est che si sentono già spiazzati avendo un sistema bancario in gran parte controllato dall'esterno), é uno scoglio che non sarà facile superare. Per il Regno Unito, che si é autoescluso dall'unione monetaria, il ruolo di primo piano della Bce é un boccone indigesto. Finora non ha molti alleati, ma il prolungamento della crisi non gioca a favore di soluzioni radicali
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