L'Italia resta un paese vulnerabile a causa dell'alto debito pubblico (che nel 2011 arriverà a quota 111,6% del pil), ma la gestione governativa della crisi in termini di politica di bilancio (definita "prudente"), combinata alla relativa stabilità del sistema bancario, hanno contenuto la percezione del rischio da parte dei mercati finanziari. Di più: l'attenta gestione delle emissioni di titoli del debito pubblico ha permesso il successo delle aste negli ultimi mesi. Un fatto giudicato "rassicurante" vista l'affollamento di richieste di denaro ai risparmiatori e agli investitori su scala globale. E' questa la valutazione della Commissione europea sulla strategia seguita dal governo italiano nella crisi economica e finanziaria. In parte si tratta di giudizi già noti, come quello relativo alla politica "prudente". In parte no. E' il caso dell'esplicito apprezzamento al Tesoro per la gestione del debito.
La novità sta nel fatto che la Commissione dà ragione a quanto più volte recentemente indicato dal ministro dell'economia Giulio Tremonti. Per la prima volta, Bruxelles rileva che quando si analizza lo stato di un paese è necessario sì rilevare l'andamento dei conti pubblici e fare le pulci sul debito pubblico, ma va considerata anche "una visione completa della vulnerabilità sistemica piuttosto che guardare solo al debito pubblico". Da questo punto di vista l'Italia non sta messa male: non ha squilibri esterni rilevanti, le imprese che hanno una posizione finanziaria equilibrata, le famiglie hanno pochi debiti (relativamente ai livelli degli altri paesi) e continuano a risparmiare. Il recupero di una visione meno dogmatica dell'economia e della posizione finanziaria di un paese da parte di Bruxelles è una "lezione della crisi" che la Commissione ammette di aver appreso. Che cosa significhi in termini concreti è presto per saperlo. Le regole di Maastricht si riferiscono a parametri nominali (deficit e debito/pil), se un paese ha un deficit superiore al 3% scatta la procedura di sorveglianza. A Bruxelles si fa capire che una visione più "completa" potrà essere tenuta presente nel momento in cui raccomanda ai governi di seguire una pista o l'altra per ridurre l'indebitamento e, soprattutto, i tempi.