E’ il momento delle decisioni. Dopo la crisi della Grecia, dopo la rete di salvataggio stesa anche sui paesi che possono diventare vittima della sfiducia internazionale (Spagna e Portogallo in primo luogo) i governi hanno il dovere di dimostrare coerenza facendo ciò che non hanno voluto fare prima: dotarsi di strumenti per coordinare le politiche economiche, non solo quelle di bilancio. Non esiste unione monetaria senza unione economica, tanto è vero che nel Trattato Ue l’Eurozona viene chiamata, appunto, ‘unione economica e monetaria’. Non esiste l’una senza l’altra. Lo ha sintetizzato così, semplicemente, il presidente della Commissione europea Barroso. E’ una cosa ovvia eppure se siamo arrivato sull’orlo di un dramma finanziario è anche perché una tale ovvietà è stata irresponsabilmente negata per anni e anni da tutti i governi, nessuno escluso. L’unico auspicio che si può fare è che i governi non rallentino le decisioni, non si impantanino in illogiche difese di una sovranità nazionale che oggi non può più essere declinata come prima, facendo finta di vivere ciascuno nel proprio orto. Se dalla crisi può nascere una spinta nuova a una più utile (e meno rischiosa) integrazione politica dell’Eurozona è questo il momento di dimostrarlo.
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