La lettera di Pier Carlo Padoan ai vertici della Commissione europea potrebbe far pendere l’ago della bilancia a favore di una decisione favorevole all’Italia. Almeno questo è il tentativo in corso. È questa la prima impressione dopo la pubblicazione del documento di analisi e soprattutto delle due pagine inviare dal ministro dell’economia a Valdis Dimbrovskis e Pierre Moscovici, uno dei vicepresidenti della Commissione il primo, responsabile degli affari economici il secondo. L’attenzione dell’esecutivo comunitario, infatti, sarebbe rivolta a un passaggio della lettera in cui Padoan rafforza chiaramente l’impegno del governo a rispettare nel 2017 i requisiti della parte ‘preventiva’ del patto di stabilità. Per aprire una procedura europea di sorveglianza e definire richieste di aggiustamento più stringenti, infatti, occorre tenere conto non solo della situazione passata (nel 2015 l’Italia non rispetta la regola di riduzione del debito), ma anche di ciò che si prevede accadrà nel 2017 sulla base dei risultati 2016. Se per il 2017 si prevede non ci saranno problemi, questo giustificherebbe una soluzione ‘flessibile’ a favore dell’Italia. Ecco la base per giustificare una nuova verifica della situazione in autunno, quando l’Italia presenterà le scelte di bilancio 2017.
Nella lettera a Dombrovkis e Moscovici (che rappresentano le due ‘anime’ politiche della Commissione europea sulle politiche di bilancio, il primo più vicino alle posizioni del ‘fronte del nord’, il secondo schierato a favore della massima flessibilità), Padoan evita di indicare che nel 2015 l’Italia non rispetta la regole del debito, preferendo insistere sul fatto che l’anno scorso il rapporto debito/pil risulta “virtualmente stabilizzato”. Di striscio cita il 2016, anno in cui indica che l’Italia “assicura il rispetto della parte preventiva del patto di stabilità”. Il suo obiettivo è dare messaggi sul 2017.
Il ministro dell’economia dice tre cose. La prima è la conferma delle clausole di salvaguardia in base alle quali l’Iva aumenterà da gennaio 2017, che “restano”. Possono essere cancellate solo “attraverso una nuova legge”. La seconda cosa riguarda “l’intenzione di attuare un pacchetto complessivo di misure, gli elementi del quale saranno illustrati nella proposta di bilancio a ottobre e tradotti in legge entro fine anno” con la ‘finanziaria’ 2017. Terza affermazione: l’abrogazione delle clausole di salvaguardia (cioè l’aumento dell’Iva) “sarà subordinata all’attuazione di misure di riduzione del deficit per rispettare le indicazioni ‘preventive” del patto di stabilità nel 2017”.
La soluzione possibile per evitare una procedura europea, dunque, starebbe tutta sulla credibilità di tali impegni. In ogni caso la discussione ai vertici comunitari è ancora aperta. E, non bisogna dimenticare, che la decisione finale spetta ai ministri finanziari. Ma, se si verificherà lo scenario descritto, neppure per l’Eurogruppo è tempo di irrigidimenti.