Adesso al lavoro insieme. Ci sono le basi tecniche e politiche per mettere in pratica l’accordo con i creditori raggiunto ad agosto, non perdiamo tempo. E’ questo il messaggio ad Alexis Tsipras che arriva dai ‘palazzi’ delle istituzioni europee. La disponibilità nei confronti dei nuovo governo ellenico sarà piena. A Bruxelles molti esponenti politici europei accarezzavano l’idea di un governo di grande coalizione ad Atene e non è un caso che la Commissione Ue (guidata dal popolare Jean Claude Juncker) insista sulla grande forza delle posizioni pro euro e pro Europa nel nuovo parlamento ellenico, ben oltre i confini dell’alleanza Syriza-Anel. La prima verifica dell’attuazione del terzo programma di aiuti non comincerà prima di fine ottobre, indicano fonti Ue. Ottobre è un mese di scadenze considerate fondamentali, a partire dagli interventi sulle pensioni. Poi la ricapitalizzazione delle banche, che è una corsia del negoziato a parte: la seconda ‘tranche’ di 15 miliardi per sistemare gli istituti finanziari deve essere sborsata entro metà novembre, a conclusione della valutazione degli asset e dello stress test condotti dalla Bce.
Le dichiarazioni politiche delle istituzioni europee e dei principali governi della zona euro vanno tutte nella stessa direzione: le precondizioni per l’attuazione corretta e nel rispetto dei tempi concordati del terzo programma di aiuti alla Grecia (fino a 86 miliardi di euro in tre anni) ci sono tutte. Piaccia o non piaccia la leadership di Tsipras, è ora più forte dopo il terzo vaglio elettorale dopo il voto in gennaio e il referendum a fine luglio in mezzo al negoziato con i creditori.
Le piroette del leader greco, che ha vinto le elezioni contro la Troika e l’austerità ha vinto il referendum contro un accordo con i creditori e poi ha raggiunto con loro un’intesa peggiore della versione iniziale, oggi sembrano quasi omaggiate. “Il motivo è che dall’accordo di agosto le cose con Atene sono radicalmente cambiate e le delegazioni di Commissione, Bce e Fondo monetario (che continua a essere parte in causa anche se per ora non partecipa al terzo piano di aiuti – ndr) hanno lavorato molto bene con il ministro delle finanze a interim George Chouliarakis come prima con Euclide Tsakalotos”. “Non ci sono segnali di rinvii rispetto agli impegni presi”, hanno indicato fonti europee informate sull’evoluzione della situazione ad Atene. Rispetto alla fase precedente è un cambiamento di 360 gradi.
La cancelleria tedesca ha rimarcato il fatto che la cooperazione con Atene sarà “stretta” sia sul tema dell’attuazione delle misure economiche e per superare la crisi del debito sia sul tema dei rifugiati.
Le reazioni improntate all’ottimismo non devono stupire: debitore e creditori sanno che non esiste alternativa all’attuazione del terzo piano di aiuti e la maggiore stabilità del governo ellenico (anche se non dotato di un grande scarto di maggioranza in parlamento) dovrebbe allontanare definitivamente lo spettro di una Grexit.
In ogni caso, il portavoce della cancelliera Merkel ha ricordato, a scanso di equivoci, che l’accordo di agosto “resta pienamente valido, è una base molto chiara per superare la crisi del debito, il terzo piano di aiuti non è stato concluso con un governo greco ma con la repubblica ellenica”.
La prima ‘tranche’ del nuovo programma prevede l’esborso di 26 miliardi in due tappe: la prima è stata di 10 miliardi per la ricapitalizzazione delle banche e il finanziamento delle iniziative di risoluzione (gestione ordinata dei fallimenti). La seconda ‘tranche’ prevede vari esborsi il primo dei quali è stato quello di agosto, 13 miliardi. Il resto arriverà dopo la conclusione della verifica autunnale dell’attuazione del programma di riforme e delle misure economiche.
Per la ricapitalizzazione e la risoluzione delle banche l’accordo prevede una seconda ‘tranche’ di 15 miliardi che “può essere disponibile dopo la prima verifica e non oltre il 15 novembre soggetta alla conclusione della ‘asset quality review’ e allo stress test” e all’attuazione di una serie di misure per stabilizzare il sistema finanziario.
In cima alla lista delle priorità per stabilizzare il sistema finanziario c’è il trattamento delle sofferenze bancarie che, secondo il Fondo monetario internazionale erano il 40% del totale dei prestiti a fine 2013. Per le quattro grandi banche (National Bank, Alhpa Bank, Efg Eurobank e Piraeus Bank controllano il95% del mercato dei prestiti) in termini assoluti i crediti deteriorati ammontavano a 69,4 mld e contando a quelli generati fuori Grecia dalle sussidiarie estere nell’Europa del sud arrivavano a 79,9 miliardi.
I 15 miliardi, indicato fonti Ue, saranno sborsati dopo una valutazione delle misure prese da Atene per facilitare la risoluzione dei crediti in sofferenza (occorre un complesso apparato legale), per adeguare il quadro giuridico del Fondo ellenico per la stabilità finanziaria (è il veicolo speciale creato per stabilizzare il settore bancario) alle disposizioni europee sulla risoluzione bancaria, per la trasparenza nel sistema di ‘governance’ e di nomina dei vertici degli istituti di credito.
“La seconda ‘tranche’ per il sistema bancario sarà versata una volta che sono stati rispettati gli impegni per la stabilizzazione finanziaria previsti nell’accordo di agosto”, indicano le stesse fonti. Ciò significa che gli aspetti micro e macroeconomici del programma e gli impegni per il sistema bancario marciano in parallelo, nel senso che l’esborso per le banche viene assicurato anche se il negoziato sul resto del piano di aiuti non è concluso.
Il memorandum di intesa con i creditori prevede che entro ottobre siano varate decine di misure, dall’avvio dell’abolizione degli sgravi fiscali a riforme nell’amministrazione pubblica, all’intervento sulla tassazione del reddito personale e corporate, al miglioramento della raccolta delle entrate, al contrato dell’evasione, al riordino delle pensioni (con effetto dal primo gennaio 2016).