LETTERA DA BRUXELLES Durerà un mese il negoziato sul prestito, si tratta anche sul debito

 

Il negoziato vero, quello sul prestito triennale alla Grecia, adesso può partire. I parlamenti che dovevano pronunciarsi, in primo luogo quello tedesco, lo hanno fatto. E hanno votato a favore. Il parlamento greco ha fatto ciò che doveva fare, secondo gli impegni assunti da Alexis Tsipras: entro il 22 dovrà varare ancora alcune leggi (codice di procedura civile e norme per gestire in modo ordinato i fallimenti degli istituti di credito) e ci si attende che così avverrà. Tutti gli occhi dalla prossima settimana saranno sulle prime mosse della trattativa: dovrebbe durare non meno di un mese. Della trattativa farà parte a tutti gli effetti l’alleggerimento del debito: e questa è la novità. Adesso lo ammettono tutti nel fronte dei creditori europei perché ormai i parlamenti nazionali hanno dato il via libera al negoziato. Nel frattempo le banche greche riapriranno (settimana prossima) e l’attività economica lentamente riprenderà una specie di normalità, la Bce garantirà la liquidità necessaria alle banche.

Nessuno adesso si pone tanti interrogativi dopo che Tsipras ha perso la ‘sua’ maggioranza. I creditori non commentano i rischi per la stabilità politica e sociale in Grecia scommettendo sull’effetto distensivo dello scampato pericolo di Grexit, del prestito ponte per onorare i pagamenti internazionali e, soprattutto, dell’avvio del negoziato sul prestito triennale. E’ una scelta pragmatica dopo le settimane drammatiche alle spalle.

Via via i parlamentari di vari paesi hanno sancito la nuova fase e non avrebbe potuto essere altrimenti: Germania, Austria, Finlandia, Lettonia, Francia. Anche i toni dei principali esponenti tedeschi, da Angela Merkel a Wolfgang Schaeuble, sono un po’ cambiati. La cancelliera tedesca ha difeso l’accordo inteso come barriera anti-caos in Grecia e in Europa. Non ha avuto esitazioni a mettere sullo stesso piano l’effetto dell’accordo per i greci e quello per la popolazione tedesca e della zone euro: “Non c’è alcun dubbio che sia duro per le persone in Grecia ma anche per gli altri”. Dimenticando, però, che il terzo prestito alla Grecia, che non dovrebbe superare 50 miliardi, non comporta esborsi per gli Stati. Infatti, l’European Stability Mechanism, il Fondo di salvataggio finanziario dell’Eurozona, ha in cassa 455 miliardi. Ben altro si può e si deve dire delle difficoltà in cui si trovani i greci.

Tra le tante cose non chiare – e che è impossibile chiarire adesso visto che non c’è ancora il programma per la Grecia a sostegno del nuovo prestito – c’è anche questa: quanti fondi di questo pacchetto (che segue 240 miliardi di euro dei due precedenti) finiranno a sostenere l’economia reale greca direttamente e indirettamente (attraverso il riassetto del sistema bancario oggi virtualmente fallito).

Riemerge con forza il tema dell’alleggerimento del debito. Ancora oggi Schaeuble al Bundestag ha ricordato che l’opposizione al taglio del valore nominale è totale e generalizzata all’Eurogruppo, ma ha indicato la necessità di trovare una strada “realistica” che non ne implichi la cancellazione. Fino a ieri aveva evitato di esporsi.

La direttrice generale del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde continua a battere ogni giorno sullo stesso tasto: senza un alleggerimento il debito “non sarà sostenibile. “Questo principio è acquisito anche dai creditori europei, ma non sono precisi né l’ammontare né le modalità” di tale operazione. Sulla stessa linea è Mario Draghi.

Per poter parlare di alleggerimento (con scadenze spalmate in più anni, fino a 50-60 secondo una idea del Fmi, e un periodo di grazia più lungo) è necessario che sia completato il terzo programma e che la Grecia attui le misure concordate.

Ci sono i due tempi, dunque, ma riconoscere che la questione del debito fa parte a tutti gli effetti del negoziato è una premessa importante che va incontro alla Grecia. Un elemento rasserenante, in mezzo a difficoltà enormi, per Tsipras che a Bruxelles ha dovuto cedere quasi completamente la sovranità ellenica sulle scelte di politica economica e di bilancio per i prossimi anni.