Il nuovo giornale online www.Politico.eu ha proposto un video in cui vengono incollate una dopo l’altro le dichiarazioni ufficiali delle ultime settimane del portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas. Tre minuti e mezzo durante i quali il portavoce ripete le stesse stanchissime e inconcludenti frasi: continuiamo a lavorare, il negoziato è in corso, sono stati fatti dei passi avanti ma sono necessari ulteriori progressi, la Commissione non partecipa a speculazioni sugli scenari futuri. Eccetera eccetera. Alla fine scatta l’ilarità. Dal punto di vista comunicativo l’effetto è drammatico, eppure è lo specchio fedele della situazione reale. Neppure il G7 a Dresda è servito a far fare uno scatto. E’ servito solo a far capire che anche gli Usa adesso sono davvero preoccupati per lo scatenamento di un incidente che rischia di portare dritto al fallimento della Grecia. E che l’unica vera data limite è fine giugno e non il 5 giugno, quando Atene dovrà pagare 300 milioni al Fondo monetario internazionale. Intanto, l’economia greca torna in recessione e continua la fuga dai depositi bancari.
Dopo gli scossoni ai mercati in seguito alle dichiarazioni della dg del Fondo monetario Christine Lagarde, che ha alluso alla possibile uscita della Grecia dalla zona euro, la settimana si chiude come al solito all’insegna dell’incertezza. Continuano le trattative. Sui pagamenti di giugno al Fondo monetario la situazione è questa: la Grecia può pagare le rate in una volta sola a fine mese (in tutto si tratta di 1,6 miliardi). Ciò in base a una regola degli anni Settanta usata solo una volta dallo Zambia negli anni Ottanta. Finora Atene non ha chiesto nulla, però, puntando sul fatto che magari nel weekend un accordo sarà trovato. Insomma, per avere l’acqua alla gola c’è ancora un po’ di tempo.
In successione varie voci si sono levate per precisare che la vera data limite è il 30 giugno, quando scadrà il secondo programma di aiuti già prorogato quattro mesi. A Tokyo Jean Claude Juncker ha indicato che un accordo potrà esserci “nei prossimi giorni o nelle prossime settimane”. Sai che bella novità: è quanto la Commissione ripete stancamente da giorni e settimane. Solo qualche giorno fa Juncker aveva dichiarato in una intervista che l’ideale sarebbe stato trovare un’intesa “nella prima settimana di giugno”. Ciò per dare tempo ai parlamenti di alcuni paesi (Germania, Finlandia, Olanda) di pronunciarsi. Le coe quindi non vanno bene come affermano i greci secondo i quali mancherebbe solo un passettino.
Chiuso l’accordo sulla verifica del programma, con l’esborso degli ultimi 7,2 miliardi, si aprirebbe la strada al terzo programma, considerato inevitabile (è stata evocata la cifra di 30 miliardi). Questo è lo scenario A. Gli scenari B e C vanno dai controlli di capitale alla valuta parallela all’euro per i pagamenti interni al ‘default’ all’uscita dall’Eurozona. Tali scenari vengono immaginati, definiti, studiati, misurati nei loro effetti e tenuti nel cassetto. Non ha fatto scalpore più di tanto che la Banca d’Inghilterra stia preparando un’analisi sull’impatto di Brexit (futuro), figuriamoci se stupisce la preparazione di scenari da incubo per Grexit. Semmai, dovrebbe allarmare che tali scenari non venissero preparati. Che non lo si debba spifferare in giro è un altro discorso.
I punti ancora aperti e finora insormontati del negoziato creditori-Grecia sono noti. Gli obiettivi di bilancio quest’anno e oltre (gli obiettivi di surplus primario sono in relazione diretta con l’operazione successiva di alleggerimento del debito); la riforma dell’ Iva (i creditori ritengono che le misure del governo non sono in grado di aumentare effettivamente le entrate nella misura dell’1% del pil; i livelli degli assegni di pensione (uno dei punti più spinosi sollevati dalla maggioranza dei governi Eurozona) e il sistema del pensionamento anticipat; gli obiettivi delle privatizzazioni. Sulla riforma della contrattazione la Commissione ha proposto di rinviare il negoziato all’autunno.
Insomma siamo ancora nella fase della frustrazione per un negoziato che continua e non produce risultati significativi. Non ci sono in vista riunioni dell’Eurogruppo. “Se ne avrà notizia solo quando la tela di un accordo sarà pronta, non prima, per evitare fughe di notizie, reazioni anomale sui mercati”, indica una fonte europea. Meglio se a Borse chiuse e meglio ancora in un fine settimana (c’è più tempo per discutere).
Due dati pubblicati nel fine settimana indicano che la situazione greca sta diventando sempre più grave. La Bce ha pubblicato le cifre sul calo dei depositi bancari: 5,6 miliardi in meno rispetto ad aprile. In totale sono 139,4 miliardi da 145 miliardi a marzo. A fine 2009 erano 240 miliardi. E’ il livello più basso degli ultimi dieci anni. Poi il ritorno della recessione: nel primo trimestre 2015 il pil è calato dello 0,2% rispetto al quarto trimestre 2014, quando era calato dello 0,4% rispetto al precedente. Con due trimestri consecutivi di calo del pil è recessione tecnica. La formazione dei capitale fisso, che misura l’investimento, si è ridotto del 7,5%. Le esportazioni sono calate dello 0,6%, le importazioni dello 0,7%.