La Commissione europea si appresta a dare il via libera alle leggi di stabilità, cioè ai progetti di bilancio 2015 di 16 paesi dell’Eurozona (Cipro e Grecia rientrano nella supervisione economica sotto la Troika). Ne discuterà domani. Le ‘finanziarie’ di Italia e Francia avranno il semaforo verde, però l’esecutivo europeo se ha deciso di interpretare gli impegni di bilancio con la flessibilità attesa, riconoscendo il peso di un ciclo economico negativo (per l’Italia si tratta di tre anni consecutivi di recessione), stando a quanto risulta a Il sole 24 Ore Radiocor, non rinuncerà a “fare le pulci” ai progetti di bilancio e sollevare dubbi. Sarebbero infatti 7 i paesi che la Commissione considera “a rischio” di non rispettare gli impegni di bilancio e tra questi ci sono sia l’Italia che la Francia. Altri paesi che dovrebbero comparire nella ‘lista’ sono Austria, Belgio e Spagna. In ogni caso a nessun paese sarà chiesto adesso di decidere nuove misure di consolidamento del bilancio.
Pur avendo dei dubbi sul rispetto degli impegni di bilancio da parte di alcuni paesi, che tutti insieme rappresentano oltre metà del pil dell’Eurozona, la Commissione europea non è strettamente obbligata in questa fase della supervisione sui bilanci a decidere dei passi procedurali trattandosi di una “opinione”. In ogni caso la scelta di tenere conto innanzitutto della fase ciclica difficilissima (deflazione/stagnazione) e degli sforzi di riforma strutturale che si stanno compiendo in diversi paesi sarà confermata. Su questo non ci sono dubbi anche se i commissari si apprestano domani a una riunione- fiume non escludendo di riaggiornarsi il giorno dopo se non addirittura venerdì. I commissari oggi pomeriggio erano già tutti a
Strasburgo per dare man forte al presidente Jean Claude Juncker nella discussione in plenaria sulla mozione grillina di sfiducia al presidente per lo scandalo LuxLeaks (gli accordi anticipati del Lussemburgo con le multinazionali proprio nel periodo in cui Juncker era premier).
La decisione sui bilanci pubblici sarà in ogni caso resa nota venerdì a prescindere dal momento in cui i membri dell’esecutivo la prenderanno. Lo staff di Juncker sembra consapevole della difficoltà di vendere una decisione sulla quale evidentemente è difficile trovare il pieno consenso interno. L’ala più restia a compiere la scelta della flessibilità delle regole di bilancio (rappresentata nella nuova Commissione da Valdis Dombrovskis che ha la ‘supervisione’ del lavoro di Pierre Moscovici – affari economici – e Jyrki Katainen) teme poi che la scelta di dare tempo ai governi dei paesi considerati a rischio di “non conformità” con le regole del patto di stabilità (possibilità di “non compliance” sarebbe la formula magica) possa essere interpretata come un assegno in bianco. Di qui il peso delle parole, delle formulazioni e della comunicazione al pubblico della decisione.
Non è ancora chiaro se la Commissione darà il via libera a una comunicazione sull’interpretazione più precisa sui margini di flessibilità che è possibile usare nel quadro delle attuali regole del patto di stabilità e della supervisione economica europea. Juncker si è impegnato a indicare degli orientamenti e stando a quanto filtrato recentemente era attesa una comunicazione del responsabile degli affari economici Moscovici. Una decisione in tal senso però non risulta essere ancora stata presa.
Sul tavolo c’è una revisione della clausola sugli investimenti che era stata interpretata dalla precedente Commissione in modo alquanto restrittivo: è il permesso di deviare dall’obiettivo di bilancio di medio termine (il pareggio o il quasi pareggio) non tenendo conto della spesa per investimenti co-finanziati con fondi Ue a patto che il deficit/pil nominale sia sotto il 3%. E sul tavolo c’è anche la precisazione della clausola che permette più tempo per raggiungere gli obiettivi di bilancio nel caso in cui il paese abbia deciso, varato e stia attuando riforme strutturali che hanno un impatto sul bilancio.
Da tempo a livello tecnico si sta lavorando su tali aspetti. Ci sarebbe poi un altro cantiere che aprirebbe una nuova prospettiva alla pratica della flessibilità. Nel regolamento 1466/97, nella parte in cui si esaminano le procedure per la sorveglianza preventiva sui bilanci, viene indicato che la deviazione dagli obiettivi di bilancio “può non essere considerata significativa qualora sia determinata da un evento inconsueto che non sia soggetto al controllo dello Stato membro interessato e che abbia rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria generale dello Stato membro o in caso di grave recessione economica della zona euro o dell’intera Unione, a condizione che la sostenibilità di bilancio a medio termine non ne risulti compromessa”. Tale indicazione contenuta nell’articolo 6 non è stata finora mai messa in pratica. E’ chiaro che la fase attuale di pericoloso avvicinamento alla deflazione e di stagnazione economica prolungata possono rientrare in un “evento inconsueto”. Sarà interessante vedere se nel lavoro che sta preparando Moscovici saranno fatti dei passi avanti in questa direzione.