Matteo Renzi fornisce una indicazione di massima: ci sarebbe l’accordo politico sulla legge di stabilità. L’Italia dovrebbe garantire una riduzione strutturale del deficit nella misura dello 0,3% a fronte di un impegno iniziale per appena lo 0,1% e di una richiesta della Commissione europea, sulla base delle regole del patto di stabilità, di almeno 0,5% (per molte settimane si era parlato di 0,7-0,8%). Lo 0,3% del pil significa poco meno di 5 miliardi di euro, 3,4 miliardi sono già previsti come ‘riserva’ nel progetto di legge di bilancio. La Commissione europea non ha commentato e non ha smentito. Il premier ha fatto solo intendere che l’accordo è in arrivo e non ha smentito la misura dello 0,3%. Quanto alla Francia, circola da ore l’ipotesi che a fronte di una previsione di un taglio di 0,2% nel 2015 e di una richiesta Ue di 0,8%, il punto di caduta delle discussione sarebbe attorno allo 0,5%. Vedremo se tali indicazioni saranno effettivamente confermate e se così sarà è evidente che, per quanto riguarda l’Italia, si tratta di un chiaro successo (indubbiamente anche per la Francia). La “finanziaria” passerebbe il primo esame di “legittimità”. Nel giro di poche settimane Renzi colleziona due ‘colpi’ a suo favore: prima la nomina di Federica Mogherini a “ministra” degli esteri Ue, adesso il via libera a una manovra espansiva per fronteggiare i postumi di tre anni consecutivi di recessione. A questo primo passaggio, pure importantissimo, ne seguiranno altri, che oggi vengono valutati di minore intensità politica: la valutazione definitiva della Commissione sul progetto di bilancio 2015 non sarà tenera, grava il rischio che entro fine anno l’esecutivo europeo formuli raccomandazioni da rispettare entro certi tempi per rimediare agli squilibri macro-economici eccessivi (alto debito pubblico e bassa competitività ormai cronica). E poi, in primavera, la verifica della regola del debito. Non è finita, ma intanto il primo impegnativo passaggio sarebbe superato.
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