Dopo il voto svizzero a favore dell'introduzione delle quote di lavoratori stranieri l'Unione europea teme l'effetto valanga o, nelle ipotesi meno pessimiste, l'effetto "macchia d'olio" in alcuni paesi chiave del mercato unico europeo. La reazione di Italia, Germania, Francia e' unanime: il risultato del referendum preoccupa per le future relazioni Ue-Svizzera ma anche perché puo' nutrire pressioni anti-immigrazione all'interno dell'Unione a un centinaio di giorni dal voto europeo. Dal Lussemburgo un richiamo al rispetto del principio della reciprocita': "Non si può liquidare la libera circolazione da una parte e avere accesso privilegiato al mercato della Ue dall'altra", ha dichiarato il ministro degli esteri Jeean Asselborn. Nella Ue è il premier David Cameron a voler introdurre quote ai lavoratori immigrati.
Dalla ministra Emma Bonino al francese Laurent Fabius al governo tedesco la reazione al voto elvetico e' stata la stessa: preoccupazione estrema. Per Berlino ora si e' aperto "un problema considerevole". Non è solo questione delle prime mosse diplomatiche: mercoledi' per esempio e' fissata la firma dell'accordo istituzionale Ue-Svizzera per adattare il corpo legislativo elvetico a quello dell'Unione. Per la Commissione "non parte sotto i buoni auspici". Non si sa se la firmera' saltera' oppure no. L'atmosfera peggiora su tutti i dossier aperti non solo perche' dovranno essere rivisti molti accordi Ue-Svizzera una volta che Berna avra' deciso come concretizzare l'introduzione delle quote di lavoratori immigrati, ma perche' la strada si fara' in salita anche sugli accordi bilaterali con i singoli paesi. L'Italia sta negoziando le modalita' per sottoporre a tassazione i capitali fuggiti illegalmente.
Il governo francese e' compatto, l'opposizione lepenista gioisce ed e' soddisfatto pure l'ex premier Francois Fillon (primo ministro all'epoca di Nicolas Sarkozy presidente), secondo il quale il modello svizzero andrebbe copiato. A Londra Cameron sta capeggiando il contrasto al cosiddetto "turismo del Welfare" (gli abusi dei sussidi di disoccupazione di cui godrebbero in misura eccessiva gli immigrati, cosa peraltro smentita dalle statistiche) e vuole introdurre le quote. Esultano i partiti anti-immigrati in Olanda.
La Commissione europea non fornisce indicazioni politiche precise limitandosi a dichiarare che difendera' "dentro e fuori la Ue" il principio e la pratica della libera circolazione delle persone. La sensazione e' che il varco gia' aperto da tempo su questo principio ora rischia di aprirsi ancora di piu'. Dal punto di vista economico non cambiera' nulla nel breve periodo. Berna ha tre anni di tempo per rispettare il voto, ma decidera' entro ottobre. Credit Suisse ritiene che la riscrittura dei sette accordi con la Ue potrebbe avere "conseguenze significative" per l'economia elvetica dato che la Ue e' il primo partner commerciale (60% dell'export). Nei tre anni il pil potrebbe perdere lo 0,3%.