Le elezioni europee sono ancora relativamente lontane (fine maggio), ma i motori si scaldano. Ora tocca ai liberali decidere il loro campione per guidare la nuova Commissione europea: sarà confermato l'ex premier belga Guy Verhofstadt, una dei personaggi politici piu' interessanti del parlamento europeo. Martin Schulz e' il candidato del partito socialista. Per i popolari sono in lizza il premier finlandese Jyrki Katainen, l'ex premier lettone Valdis Dombrovskis, l'attuale responsabile del mercato interno Michel Barnier (francese) e l'ex premier e presidente Eurogruppo Jean-Claude Junker (lussemburghese). Troppi candidati per poter essere una 'rosa' credibile. A meno che non abbia ragione la stampa tedesca a indicare che la cancelliera vorrebbe Christine Lagarde, un nome potrà essere speso solo se il Ppe avrà più voti del Pse. Si vedrà al congresso del partito a marzo. E' comunque troppo presto per delineare ipotesi di compromesso: i voti dovranno essere contati e poi pesati. Il primo appuntamento per il confronto post elettorale tra i capi di Stato e di Governo e' gia' fissato: martedi' 27 maggio a pranzo.
Non c'è solo il presidente della Commissione da nominare. Intanto c'è anche il responsabile della politica estera, l'Alto rappresentante che ha il doppio "cappello" perché rappresenta (con grande difficoltà) i ministri degli esteri e fa anche parte dell'esecutivo europeo. Tra i vicepresidenti sarebbe il più importante. Oggi i vicepresidenti sono otto tra cui anche Olli Rehn, che in conseguenza della crisi finanziaria ha aumentato il proprio peso politico in Commissione. Poi ci sono il presidente del Parlamento, carica importante per l'Assemblea europea che pero' non rientra nei posti di livello internazionale come gli altri. Infine c'e' da sostituire Herman Van Rompuy alla guida dell'Unione europea, il cui mandato scade a novembre. A questo quadro potrebbe esserci un'aggiunta: il presidente a tempo pieno dell'Eurogruppo. Per ora e' un'ipotesi sponsorizzata da Francia e Germania e vista con favore dall'Italia. Quando si parla di nomine alla fine il presidente Eurogruppo viene sempre citato. E' una eventualita' che molti giudicano matura. Conclusione: non c'è una casella sola da riempire.
Sulla nomina del presidente della Commissione è già in corso un braccio di ferro tra Parlamento e Consiglio che non e' solo procedurale: con il Trattato di Lisbona il Parlamento ha acquisito un ruolo sempre piu' rilevante nel processo legislativo, ma questi ultimi sono stati anche gli anni in cui l'equilibrio politico-istituzionale si e' nettamente spostato verso il Consiglio europeo che resta l'organismo di iniziativa e decisione politica centrale (in molte occasioni anche in aperta concorrenza con la Commissione che conserva il monopolio del diritto di iniziativa legislativa).
Van Rompuy ha spiegato al quotidiano belga Le Soir che alla tavolata del 27 maggio i capi di Stato e di Governo non designeranno il nuovo presidente della Commissione, ma verificheranno se un candidato avra' una maggioranza che lo possa sostenere in Parlamento. Con il Trattato di Lisbona i governi devono "tenere conto del risultato del voto". "Se il Parlamento propone un candidato che ha una maggioranza stabile e credibile, non un amalgama eteroclito di tutti i voti negativi, questo sara' un elemento estremamente importante. Ma io, da parte mia, devo ottenere una maggioranza qualificata al Consiglio europeo". La scelta deve essere fatta sulla base di consultazioni. Il designato viene poi sottoposto al voto del parlamento, che approva o respinge. Non va dimenticato che poi ogni candidato commissario passa sulla "graticola" parlamentare e succede che qualcuno ci rimetta il posto senza neppure averlo occupato per un attimo (successe anche a Rocco Buttiglione). La proposta di composizione del collegio, non dei singoli commissari, viene approvata dal Consiglio a maggioranza qualificata e poi e' sottoposta all'approvazione del Parlamento (dopodiche' il Consiglio nomina formalmente).
La scelta sul successore di Barroso sarà fatta probabilmente al Vertice Ue di fine giugno (26-27). In lizza ci sono anche il francese Jose' Bove' e la tedesca Ska Keller per i Verdi (il 'duo' condurra' una campagna elettorale comune), il leader del partito greco Syriza Alexis Tsipras per la sinistra radicale.