Sono giorni di 'suspense' sia alla Commissione europea sia al palazzo Justus Lipsius, dove sono gli uffici del presidente Ue Herman Van Rompuy: le due autorita' europee continuano a ripetere che "ci sono tutti gli strumenti" per fronteggiare un avvitamento della crisi di fiducia sui titoli dell'Eurozona sotto attacco (spagnoli e italiani). Ma non ci sono novita' in cantiere sulle misure: visto il rinvio dell'entrata in funzione dell'Esm e la scarsa dotazione di fonti dell'Efsf si spera in un intervento della Bce se la situazione dovesse peggiorare. Intanto la febbre sale e si alzano barriere contro la speculazione: in Italia e Spagna sono state bloccate le vendite allo scoperto in Borsa, in Italia sono per titoli bancari e assicurativi.
L'operazione tamponamento da parte delle autorita' europee e' il solito 'puzzle' incompiuto. Quando in qualche capitale e in particolare a Berlino si levano voci che evidenziano l'umore piu' nero dell'"establishment" politico, come quella del vicecancelliere liberale Philipp Roesler che ha nutrito l'idea che la Grecia sia destinata ad abbandonare l'unione monetaria, i portavoce comunitari si chiudono a riccio limitandosi a ripetere cose dette mille volte: abbiamo gli strumenti anti-crisi a disposizione, i paesi sotto il tiro dei mercati stanno 'facendo la cosa giusta', non speculiamo su scenari ipotetici (dall'uscita della Grecia dall'Eurozona alle modalita' di intervento dell'Efsf per raffreddare la corsa degli spread sui titoli italiani e spagnoli).
Nel palazzo Justus Lipsius dove si trovano gli uffici del presidente Ue Herman Van Rompuy e si riuniscono i ministri, non e' in funzione nessuna unita' speciale: la sola unita' di crisi esistente e' il Joint Situation Center (SitCen, nel gergo europeo) che pero' si occupa di politica estera (in questi giorni di rischio Siria). La gestione tecnica della crisi Eurozona e' nelle mani dell'Euro Working Group guidato dall'austriaco Thomas Wieser: questo e' il braccio operativo dei ministri finanziari e nel mese di agosto non avra' certamente gli uffici sguarniti. A parte le questioni descrittive su come si lavora, e' sul 'che fare' che gli interrogativi non sono sciolti. Il caso Grecia e' l'impellenza di queste ore, di nuovo. La Commissione cerca di raffreddare la tensione: non hanno cambiato idea ne' il Fondo monetario, che partecipa a pieno titolo alla Troika (da domani comincera' a fare il punto sullo stato dell'attuazione degli impegni greci), ne' l'Eurogruppo. Dieci giorni fa i ministri hanno concordato di assicurare ad Atene tutto l'aiuto necessario per far fronte al rimborso di 3,2 miliardi alla Bce il 20 agosto. Cio' in attesa che possa essere sbloccato l'ottava 'tranche' di 31,5 mld del prestito (e' il secondo di 130 miliardi concesso in febbraio).
La 'tranche' sara' sborsata in settembre se tutto filera' liscio, se cioe' i due prestatori, Eurozona e Fmi, la sbloccheranno. Sta cambiando o ha gia' cambiato valutazione il Fondo monetario? E' l'interrogativo cui il Fmi dovra' rispondere, ma non lo fara' che quando la Troika avra' concluso la valutazione sui ritardi del governo greco e sugli impegni per rimediare alla paralisi dovuta al doppio turno elettorale. Oggi, non poteva che ribadire il sostegno alla Grecia per superare la crisi. Se ne parla a settembre, dunque. Come a settembre si vedra' se la Germania potra' sdoganare l'Esm (il 12 e' attesa la decisione della Corte Costituzionale). Per questo la Commissione temporeggia, cerca di convincere che prendere tempo e' l'unica cosa da fare. Oggi ha pero' colpito molto il fatto che il presidente Jose' Barroso abbia organizzato un pranzo con il presidente Bce Mario Draghi: non se ne sapeva nulla ed e' stato confermato trattarsi di un normale contatto. Un boomerang comunicativo e politico. Per ora non c'e' stato alcun commento al riguardo.
La preoccupazione per cio' che potrebbe accadere in agosto e' un classico perche' i mercati sono molto sottili e bastano piccoli movimenti a produrre alterazioni dei valori di grande portata, ma in questa fase e' piu' acuta per altri due motivi: si sa gia' che le decisioni sulla gestione della crisi (analisi della Troika sulla Grecia, proposta sulla supervisione bancaria e sistemi europei di garanzia dei depositi e risoluzione bancaria, entrata in funzione dell'Esm con una maggiore dotazione di fondi che possono essere usati per calmierare gli spread) saranno prese tra un mese-un mese e mezzo; inoltre i timori per un paese si ripercuotono immediatamente sul vicino in una altalena drammatico che oscilla tra Grecia e Spagna passando per l'Italia. Per questo ci si augura che la Bce nel momento critico batta il colpo giusto. Come finora, peraltro, ha fatto.
Le tensioni in Borsa aggiungono benzina: le autorita' di mercato italiane e spagnole hanno chiuso i rubinetti per le vendite allo scoperto (in Italia per una settimana sui titoli bancari e assicurativi, in Spagna per tre mesi su tutti i titoli). Obiettivo assicurare la stabilita' finanziaria. Manovra in tandem. Tanto per dire dell'effetto altalena.