“A questo punto non resta che aspettare il peggioramento del rating delle celebrazioni di Natale”. E’ stata questa la battuta di un funzionario della Commissione europea coinvolto nelle discussioni sulle misure anti-crisi a dimostrazione di quanta tensione esista ai piani alti di Palazzo Berlaymont (dove ha sede l’esecutivo Ue) e di Palazzo Justus Lipsius (dove ha sede il Consiglio). Ormai si sta estendendo la sindrome della perdita della tripla A, il magico rating di cui oggi godono sei paesi Eurozona che presto potrebbero scendere a cinque. Il fatto che a Parigi sia in pieno corso uno ‘sminamento’ del rischio dopo che Nicolas Sarkozy ha detto che il peggioramento della valutazione delle agenzie di rating non sarebbe una difficoltà insormontabile, la dice lunga sulle incertezze di questi giorni. Che cosa accadrà se resteranno solo Germania, Austria, Finlandia, Lussemburgo e Olanda con la tripla A, quintetto senza la Francia? Secondo alcuni le ripercussioni sulla capacità del Fondo salva-stati Efsf di mantenere la tripla A per le sue emissioni saranno immediate. Secondo altri, l’Efsf potrebbe soltanto patire una maggiore difficoltà a moltiplicare la capacità di mobilitare più capitali rispetto alle garanzie attualmente disponibili, 250-280 miliardi di euro. L’effetto ‘leverage’ sarebbe ancor più ridotto. Per fermare la ridda scenari nerofumo basterebbe una cosa semplicissima: i governi forniscano assicurazioni concrete che in caso di perdita della tripla A per uno dei ‘magnifici 6’ aumenteranno i mezzi a disposizione del Fondo salva-stati permanente (quando entrerà in funzione a metà 2012 se tutto fila liscio) oggi limitati a 500 miliardi oppure i 17 membri dell’Eurozona facciano propria l’idea di Jean Claude Juncker di versare gli 80 miliardi di capitale al momento dell’entrata in funzione del nuovo Fondo e non diluirli in vari anni.