LETTERA DA BRUXELLES Tutti in vacanza tranne gli ‘sherpa’ dell’Eurogruppo

Nei palazzi europei (Commissione, Consiglio, Parlamento) si stanno spegnando le luci per la pausa d’agosto e, specie a Palazzo Berlaymont dove ha sede la Commissione e negli uffici decentrati della direzione generale affari economici guidata dall’italiano Marco Buti, c’è una domanda che gli alti funzionari e i responsabili del dossier Grecia e dintorni si pongono l’un l’altro salutandosi: “Ci rivedremo fra un paio di settimane o tre per una ennesima riunione di urgenza? Non è che in pieno agosto ci tocca tornare a Bruxelles per un Eurogruppo straordinario?”. Nessuno si straccia le vesti per i destini estivi degli alti funzionari (e dei giornalisti al seguito del carro europeo), ma lo scambio di battute alla vigilia delle vacanze è il riflesso di un interrogativo reale che serpeggia da giorni: sarà necessario un nuovo intervento politico, questa volta dei ministri finanziari, per frenare la pressione dei mercati sull’Eurozona che ormai non solo ha lambito Spagna e Italia, ma ha fatto diventare questi due paesi veri e propri obiettivi?



  Il ‘leitmotiv’ che viene ripetuto dai responsabili della comunicazione delle autorità Ue è all’insegna della rassicurazione: “Rafforzando il Fondo salva-stati, estendendone la capacità di intervento alla ricapitalizzazione delle banche non solo in Irlanda, Grecia e Portogallo, ma potenzialmente anche in altri paesi Eurozona, assicurando il coinvolgimento del settore privato alla riduzione del debito pubblico greco, i capi di stato e di governo hanno fatto ciò che dovevano fare”. Il percorso, l’ennesima ‘roadmap’, è stato tracciato “ora si tratta di metterlo in pratica e i mercati prima o poi dovranno convincersi che si fa sul serio e che nessun paese sarà lasciato a terra”. In chiaro: un conto è un ‘default’ temporaneo (potrebbe durare anche pochi giorni se non ore) della Grecia nel momento in cui offrirà a banche e assicurazioni nuovi bond con un taglio del valore nominale dei vecchi in scadenza (dovrebbe avvenire in settembre), un conto è un ‘default’ totale e questo non ci sarà perché i governi Eurozona hanno predisposto gli strumenti per impedirlo.
  Non ci sono segnali di preallarme per vertici straordinari a Bruxelles nel cuore dell’estate. E’ vero che nella gigantesca ‘hall’ di palazzo Justus Lipsius, sede del Consiglio Ue cioè dei governi, sono rimasti per giorni e giorni centinaia di tavoli con connessioni telefoniche e internet, l’immensa sala stampa allestita per l’ultimo vertice Eurozona. Di solito, spariscono nel giro di 24 ore, ma questa volta si era aspettato in previsione di una nuova riunione dei ministri. La riunione non c’è stata e ieri è cominciato lo smantellamento. Diverse fonti informate sulle discussioni in corso, mettono in luce due aspetti. Il primo riguarda la capacità di resistere alla sfiducia: il miglior modo è accelerare la preparazione tecnica dell’operazione sul debito greco. Gli ‘sherpa’ dell’Ecofin (presidente di turno del Comitato Ecfin è il dg del Tesoro Vittorio Grilli) sono quasi in seduta permanente fra riunioni ‘fisiche’ e teleconferenze.
 Il governo di Atene sembra avere le ali ai piedi nel predisporre l’operazione debito con i rappresentanti delle banche e questo è un buon segno. Da lì può arrivare la migliore risposta alle agenzie di rating che nel frattempo continuano lo stillicidio di brutti giudizi sui vari paesi sotto tiro (Fitch è però più positiva sul Portogallo). Il Fondo monetario internazionale, che è un pilastro dei salvataggi specie per quel che concerne la credibilità delle operazioni presso i mercati ha, però, dei dubbi sulla prontezza dei governi Eurozona nel mettere in pratica quanto deciso a Bruxelles, in particolare per ciò che concerne il rafforzamento del Fondo salva-stati. E la sua partecipazione al nuovo salvataggio greco comincia a sollevare dubbi da parte di alcuni suoi grandi azionisti (il Brasile per esempio).
  Ci sono inoltre delle questioni tecniche molto rilevanti che stanno emergendo in queste ore. Una di queste riguarda la sesta ‘tranche’ del prestito alla Grecia (si tratta del vecchio prestito di 110 miliardi concesso l’anno scorso): 5,8 miliardi di euro. I capi di stato e di governo avevano deciso di far entrare in gioco il Fondo salva-stati (Efsf) (finora si era trattato di prestiti bilaterali perché al momento della decisione del prestito l’Efsf non era ancora stato istituito). Il Fondo potrebbe non essere in grado per settembre di provvedere e così toccherebbe di nuovo agli stati intervenire direttamente: in questo caso Italia e Spagna dovrebbero fronteggiare emissioni di bond ad hoc a tassi nettamente più elevati dei tassi richiesti alla Grecia per finanziarsi presso gli ‘sportelli’ dell’Eurozona. Di qui, secondo quanto circolato negli ultimi giorni, la possibilità che ad un certo punto l’Italia o la Spagna possano chiedere l’esenzione dal versamento della quote, come previsto dall’accordo sulla Grecia. L’Italia avrebbe sollevato la questione nel corso di riunioni tecniche.
  Il secondo aspetto importante della partita ingaggiata fra l’Eurozona e i mercati riguarda gli assetti e la stabilità del quadro politico in diversi paesi. L’annuncio che in Spagna si voterà anticipatamente in novembre proprio nel giorno in cui Moody’s minaccia di tagliare di nuovo la valutazione sul debito iberico, dopo aver sanzionato la situazione finanziaria di sei regioni, inevitabilmente aggiungerà benzina al fuoco. Poi il Belgio: qualche giorno fa è stato il re Albert II a lanciare l’allarme per l’interminabile crisi di governo (oltre 400 giorni dalle ultime elezioni legislative) dovuta alle profonde divergenze tra i partiti fiamminghi e francofoni, situazione “che può danneggiare la nostra posizione nell’Europa e danneggiare lo stesso slancio della costruzione europea”. Il debito/pil belga è tornato sotto il 100%, ma il Belgio viene  considerato un possibile anello debole dell’Eurozona. Dal canto suo l’Italia sta pagando la debolezza politica del governo Berlusconi con un aggravio dei tassi e per le agenzie di rating resta un vigilato speciale. Anche da questo punto di vista, l’autunno potrebbe essere caldo.