Travolti sui mercati, sempre sospesi al calendario politico della Germania in attesa di farsi travolgere ancora. Sono queste le scomode posizioni in cui non si trova solo la Grecia, ma si trovano tutti i paesi dell’Eurozona. Dato che l’Eurozona è molto più della semplice sommatoria dei paesi che la compongono (eccoci di fronte a un evidente ‘olismo europeo’), possiamo solo dire che la situazione è gravissima. Oggi tutto il crollabile è crollato (parliamo dei mercati e del loro carburante che si chiama fiducia); si capito che il contagio greco non è più un rischio ma una realtà e Lisbona e Madrid annaspano; che il conto greco potrebbe arrivare in tre anni a 120 miliardi. Bce e Fmi hanno finalmente strattonato la cancelliera tedesca Merkel e lei, regista del traccheggiamento, ha ammesso che sì, i negoziati sul prestito vanno accelerati. Capolavoro di ambiguità. Entro fine settimana si chiuderanno i negoziati con la Grecia; il Fmi dice che potrà decidere subito dopo; la Germania varerà il prestito lunedì 3 maggio; gli altri paesi non segnalano difficoltà e quindi potrebbero essere molto più rapidi; in teoria a Commissione e Bce avrebbero bisogno di un paio d’ore per comunicare all’Eurogruppo il loro giudizio; i capi di stato e di governo possono agevolmente riunirsi in videoconferenza qualche ora dopo. Esiste un motivo ragionevole per aspettare il voto in un Land tedesco (9 maggio)?
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