Alla fine la Grecia avrà i prestiti di cui ha bisogno e la Germania avrà la soddisfazione di aver imposto a tre quarti di Europa il calendario che più le aggrada. In altre parole: i prestiti dei quindici governi Eurozona alla Grecia (in tutto 30 miliardi di euro) e quello del Fondo monetario (tra 10 e 15 miliardi di euro) dovrebbero essere erogati prima del 19 maggio, ma dopo il 9 maggio, cioè dopo il voto nel Nord Reno-Westfalia (se perdesse nel Land più popolato della Germania, la coalizione di governo perderebbe anche la maggioranza nella Camera dei Laender con ripercussioni sulla stabilità politica). Dire che la Grecia e la stabilità dell’Eurozona sono stati per settimane ostaggio degli interessi interni della politica tedesca è constatare l’ovvio. Tanto che è platealmente uscita dalle mezze parole la profonda irritazione di molte capitali europee per il traccheggiamento di Berlino. Le frenate, le accuse, l’evocazione di scenari (oggi smentiti) di espulsione della Grecia dall’unione monetaria, tutto questo ha oggettivamente aumentato la probabilità che la crisi greca si avvitasse e anche aumentato i costi per uscirne. Cionondimeno, la Germania – suo malgrado – il prestito lo concederà. La storia europea indica che le crisi sono state seguite (prima o poi) da un rilancio dell’integrazione. Purtroppo ora si corre il rischio contrario, che dalla crisi greca si esca con un rilancio su larga scala dei sospetti reciproci. Non è una bella prospettiva.
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