Sulla base delle nuove previsioni economiche della Commissione europea, uguali a quelle di quattro mesi fa (pil +0,7% nell'Eurozona e nella Ue quest'anno), la cosa certa è che non ci sarà stagnazione dopo la recessione, anche se è evidente che le variazioni del prodotto interno e del reddito saranno minime. Trimestre su trimestre l'andamento della crescita sarà piattamente attestata per nove mesi su un modestissimo +0,2%, +0,3% fra ottobre e dicembre. Ripresa sì, ma fiacca. Le stime tengono conto dell'esaurirsi del sostegno pubblico (per esempio le rottamazioni): quanto la ripresa sarà autonoma, in grado di generare una crescita effettiva nessuno lo sa. E' per questo motivo che non c'è spazio per l'ottimismo di maniera. Per amor di patria Bruxelles sostiene che i rischi di peggioramento o di miglioramento sono equilibrati. In realtà l'indice di fiducia di business e consumatori di febbraio mostra che la ripresa dell'economia ha perso slancio; le turbolenze nei mercati del debito sovrano (spread dei titoli Greci e dintorni) costituiscono un fattore di instabilità e incertezza notevole sulla sostenibilità delle finanze pubbliche e possono avere conseguenze sulla politica monetaria e quindi sull'economia reale; non si sa in quale misura l'Europa beneficerà della ripresa globale. Quanto all'Italia, galleggerà in linea con la media Eurozona (pil annuo +0,7%), però ben distanziata da Francia e Germania (entrambe +1,2%). Al mosaico della ripresa mancano ancora molti tasselli.
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