E' la 'scalata' dello spagnolo Joaquin Almunia, 61enne socialista, la vera novità del 'Barroso 2'. Più che un astro nascente è uno dei commissari europei (al secondo mandato più un pezzo perchè sostituì Pedro Solbes nell'esecutivo Prodi) considerato un vero e proprio pilastro dell'intera Commissione. Con il Mercato interno e il Commercio l'Antitrust europeo fa parte a pieno titolo del terzetto al top della piramide comunitaria per la semplice ragione che la Commissione esercita pieni poteri (un po' meno per il commercio in quanto li esercita su mandato dei governi), le sue decisioni hanno effetti legali immediati per stati membri e imprese, sull'economia, sulla finanza. La scalata di Almunia, che ha brillantemente guidato la sorveglianza sulle politiche di bilancio con rigore tecnico e abilità politica pressocchè unanimemente riconosciuti, è pure abbinata al rafforzamento delle competenze dell'Antitrust, che d'ora in poi si occuperà anche degli aiuti di stato nei trasporti e nell'energia sfilati dai rispettivi portafogli. Una scelta in piena coerenza con la necessità di concentrare gli sforzi per garantire la tenuta del mercato unico in una delicata fase di passaggio dalla crisi alla 'ritirata' dello stato dall'economia e dalle banche.
La seconda indicazione che emerge dalle scelte di Josè Barroso riguarda il Mercato interno attribuito al francese Michel Barnier, fedelissimo di Sarkozy: resta la competenza sui servizi finanziari che vuol dire, in soldoni, regole della finanza e supervisione a livello europeo. Non era scontato perchè sul Mercato interno è stata ingaggiata una vera e propria 'battaglia' con i britannici all'attacco. Londra teme che la visione 'regolazionista' dei francesi danneggi gli interessi della City. Qui il compromesso raggiunto è chiarissimo: il mercato interno avrà un nuovo direttore generale, Jonathan Faull, apprezzato alto funzionario (fu anche portavoce di Prodi per un certo periodo) e – soprattutto – britannico.
Quanto alla Germania, l'ex presidente del Baden-Wuerttemberg Guenter Oettinger (Cdu) sarà responsabile dell'energia, settore importante, ma di medio calibro. Ciò ha fatto subito pensare che per Berlino, dopo gli accordi su presidente e 'ministra' degli esteri Ue, non è ancora arrivato il tempo di incassare: la morigeratezza per l'oggi serve ad acquisire punti in futuro (qualora non ci fosse già un accordo politico segreto) con l'occhio alla Bce nel 2011. Di medio calibro è anche il portafoglio di Antonio Tajani che lascia i trasporti e si occuperà di industria e imprenditorialità. Nel cambio Tajani ci ha guadagnato poiché nella nuova organizzazione i trasporti non hanno più competenza sugli aiuti di stato: la politica industriale (comprese le pmi) sarà l'asse portante del mandato insieme con l'Agenzia per i prodotti chimici. Il portafoglio perde la competenza sulla semplificazione della regolazione europea, sui prodotti farmaceutici e cosmetici che passano alla sanità e consumatori e così l'Agenzia Ue per le medicine, il coordinamento del consiglio economico transatlantico (che va al commercio), ma guadagna Galileo (sistema di navigazione satellitare).
E' chiaro che i posti economici chiave sono attribuiti a Spagna, Francia, Belgio e Finlandia. Oggi Barroso ha detto varie volte di non aver attribuito responsabilità "agli Stati ma alle persone". Naturalmente ha ragione, poichè i commissari europei hanno l'obbligo legale di attuare le norme e le loro decisioni non sono individuali e passano al vaglio dell'intera Commissione. Ciò risponde anche a qualche dubbio sull'attribuzione dell'energia a un tedesco nel momento in cui la Germania (come l'Italia) è fortemente protesa a rafforzare gli accordi bilaterali con la Russia. Detto questo, Bruxelles è tutto fuorchè una campana di cristallo al riparo dagli interessi nazionali come dimostra il compromesso con Londra sul mercato interno interno. Né d'altra parte potrebbe essere altrimenti.
La responsabilità delle politiche di bilancio va al finlandese Olli Rehn, ex commissario all'allargamento, liberale, consigliere per la politica economica del premier finlandese tra il 2002 e il 2003. Il ruolo degli 'affari economici' è di massima centralità politica anche se non comporta effetti legali per gli Stati (a parte le sanzioni in caso di mancato rispetto delle raccomandazioni sui deficit pubblici, peraltro mai attuate): ciò per il ruolo svolto dal commissario nell'Eurogruppo e nell'Ecofin in relazione alla sorveglianza sulle politiche di bilancio e sugli squilibri macroeconomici, alla partecipazione ai consessi internazionali (dal G7 al G20) e in particolare nel periodo in cui va assicurato lo stretto coordinamento delle exit strategy. Al commercio va il belga Karel de Gucht, liberale, ex responsabile di sviluppo e aiuti umanitari. Il Belgio fa così "en plein" essendo belga il presidente della Ue Herman Van Rompuy. Un successo che non viene digerito benissimo dai paesi di 'peso' equivalente e forse è per questo che la lussemburghese Viviane Reding (che avrebbe voluto raddoppiare il mandato alle tlc) è nominata prima vicepresidente (tra sei, esclusa Catherine Ashton). Prende il suo posto in quella che viene chiamata "agenda digitale", cioè la società dell'informazione che comprende appunto le politiche per le telecomunicazioni, l'olandese Neelie Kroes, la 'lady di ferro' della Concorrenza per cinque anni. Per l'azione sul clima incarico alla danese Connie Hedegaard: è uno dei nuovi portafogli creati da Barroso per coordinare le politiche comunitarie in senso ecologico e partecipare con la massima attenzione ai negoziati globali. La commissaria danese non avrà però un compito chiaro di coordinament-o quanto di interazione con altri commissari (energia, ambiente, industria, politiche regionali, agricoltura, pesca). Barroso è stato chiaro: è il presidente che si occuperà del coordinamento delle politiche e delle scelte di settore.