Con le linee guida della Commissione europea sulle ristrutturazioni (obbligate) dopo i salvataggi non ci sono più alibi nè per le banche nè per i governi sempre pronti a scaricare a Bruxelles colpe che non ha o ha soltanto in parte. Le regole ci sono e piuttosto flessibili. Per esempio l'onere per la ristrutturazione a carico degli azionisti può essere inferiore al 50%. Bruxelles si limita a indicare la necessità di una ripartizione "appropriata" dei costi tra governi e banche salvate per tenere conto delle difficoltà di accesso al capitale privato. Inoltre le ristrutturazioni potranno durare non più di due-tre anni, ma fino a cinque anni. Una cosa è certa: comporteranno necessariamente l'emersione e il trattamento degli asset deteriorati e spesso anche vendite di settori di business ai concorrenti (con l'auspicio che non comporti il ritiro negli angusti limiti del territorio nazionale). Ciò per ripristinare condizioni di concorrenza già abbondantemente alterate nella fase dei salvataggi. Si profila così una nuova stagione di consolidamenti forzati dallo stato di necessità, questa volta per spezzare il gigantismo finanziario non per promuoverlo. Il quadro è completo: ora tocca ai governi e all'Europarlamento accordarsi rapidamente sulla supervisione finanziaria europea e tocca alle banche che mancano all'appello decidere di ricapitalizzarsi e agire per pulire i bilanci. Scarica ANTITRUST UE