I capi di stato e di governo della Ue chiedono alla Commissione di tenere "pienamente conto" della posizione Ecofin sulla supervisione finanziaria europea. È quanto appare in una bozza di conclusioni preparata dai diplomatici, che potrebbe essere ancora sottoposta a revisione. Se così fosse, il vertice Ue ddel 18 e del 19 giugno non supererà il no britannico a poteri vincolanti all'autorità di vigilanza europea. La scorsa settimana l'Ecofin aveva indicato come ci fosse accordo sulla bipartizione delle funzione di vigilanza tra un'autorità per la supervisione macro-prudenziale e un'autorità per la supervisione micro-prudenziale fondata sugli attuali comitati Ue dei supervisori di banche, assicurazioni e Borse. I ministri dell'economia sancivano in ogni caso l'opposizione britannica sui poteri da affidare all'autorità di supervisione micro sulla mediazione in caso di divergenze tra supervisori nazionali nell'interpretazione delle norme e relativamente alla vigilanza sui gruppi finanziari transfrontalieri. In caso di contrasto insanabile, secondo la proposta della Commissione, tocca all'Autorità Ue decidere in modo vincolante per tutti. Altri no britannici sul controllo delle agenzie di rating e sulla controparte centralizzata (clearing house).
Sulla materia non c'è l'obbligo di unanimità, ma è politicamente impensabile una legislazione senza accordo di Londra. I Ventisette Capi di Stato e di Governo daranno mandato alla Commissione di presentare una proposta legislativa all'inizio dell'autunno, poi comincerà il vero negoziato tra i governi e all'Europarlamento.
La formula scelta nel documento finale del vertice, se sarà mantenuta, salva solo le apparenze: indicare che dovrà essere tenuta in considerazione "pienamente" della posizione Ecofin è un modo per conciliare l'inconciliabile. L'Ecofin infatti sottolinea che esiste una "maggioranza schiacciante" sui punti 'caldi’, ma se questo significhi sbattere la porta in faccia a Londra è tutto da dimostrare. Sui deficit, il Vertice Ue indica l'impegno a "finanze pubbliche solide e per il patto di stabilità". I capi di stato e di governo fanno proprio l'obiettivo di "exit strategy": "Sulla base delle stime della Commissione di inizio maggio non è giustificato un nuovo stimolo di bilancio per sostenere l'economia e l'attenzione dovrà essere rivolta al consolidamento dei bilanci in funzione del ritmo di ripresa dell'economia. C'è bisogno di una strategia di uscita (dal deficit – ndr) affidabile e credibile".
Non viene però indicato chiaramente se il lavoro per preparare la strategia di uscita da avviare quando necessario deve cominciare subito o meno. Nella visione della Commissione europea tale lavoro va avviato immediatamente. Sui sedici stati membri dell'eurozona, 13 supereranno il 3% di deficit/pil quest'anno. In totale 20 paesi europei saranno sotto procedura entro fine anno (lo sarà anche l'Italia).