Domani (28 settembre) l'Europarlamento approverà le nuove regole della 'governance' economica con le quali, in sostanza, vengono strette le corde della supervisione europea sui bilanci pubblici (con particolare riferimento al debito, non solo limitata ai deficit) e sugli squilibri macro-economici, si prevedono interventi preventivi più forti e vincolanti, correzioni più rapide e sanzioni economiche nel caso di ripetuta violazione degli impegni europei. Queste regole stringenti valgono perlopiù per i paesi della moneta unica. I governi avranno meno spazio per respingere le raccomandazioni della Commissione europea. Inoltre dall'anno prossimo partirà il cosiddetto "semestre europeo": i ministri delle finanze dovranno discutere a Bruxelles i progetti di finanziaria prima che le leggi di bilancio siano decise e varate nel proprio paese. Ragione di tutto questo: evitare l'accumularsi di squilibri di bilancio e finanziari (dall'aumento del deficit nei conti esterni alla formazione di bolle immobiliari) che possono mettere a rischio la stabilità dell'unione monetaria. Entro una settimana il 'pacchetto governance' sarà formalizzato dall'Ecofin e a quel punto non resterà che applicarlo. La novità politica é che si sposterà verso il tavolo europeo (in particolare il tavolo Eurozona) l'asse della sovranità sulla politica di bilancio ed economica: questo si é rivelato il punto debole dell'unione monetaria ed é su questo che si é invelenita la crisi. Non si può però passare sotto silenzio che tali decisioni arrivano proprio quando é emersa la necessità di un livello di integrazione ben maggiore delle politiche economiche e di bilancio, fin quasi a ipotizzare nuovi poteri della Commissione europea (lo ha fatto il presidente Eurogruppo Juncker) e addirittura un ministro unico del Tesoro (lo ha fatto il presidente Bce Trichet). Di fronte a tali ipotesi, il pacchetto "governance" é solo un primo (fondamentale) mattone. Purtroppo l'Europa decide quasi sempre sul penultimo problema posto dagli eventi.