E’ ancora tutto incerto il risultato del negoziato in corso tra Bruxelles e Roma sulla legge di stabilità. La Commissione europea non ha ancora chiesto formalmente informazioni su certi aspetti della legge di bilancio 2015 che non considera sufficienti o sono basati su valutazioni sulle quali ha dei dubbi. Nel frattempo, ha indicato a Il Sole 24 Ore Radiocor lo stesso responsabile degli affari economici Jyrki Katainen, continuano i contatti a livello tecnico per chiarire i punti sensibili della finanziaria. Nelle ultime ore, però, al negoziato tecnico, sulle poste di bilancio e sulle cifre finali, si affianca il negoziato a livello politico. Più che un negoziato si tratta di un viavai di messaggi il cui risultato finora è del tutto indecifrabile. Varie fonti indicano che la matassa è lontana dall’essere sbrogliata. Il tempo incalza: le riunioni preparatorie per l’ultima riunione della Commissione Barroso, mercoledì prossimo, stanno per partire (venerdì) per cui ci si aspetta che il fine settimana sarà piuttosto concitato.
L’invio di una lettera all’Italia sulla legge di stabilità, ha spiegato il portavoce di Katainen, è una condizione preliminare per l’opinione che potrebbe essere emessa a fine mese dalla Commissione europea, ma non implica l’automatica adozione di tale opinione. Ciò significa che siamo ancora in una fase interlocutoria: i vertici della Commissione europea, ormai prossima alla scadenza visto che domani il Parlamento europeo è atteso darà un voto favorevole al nuovo esecutivo Juncker, cercano di capire quali spazi ci sono in Italia per aumentare lo sforzo di bilancio in termini strutturali nel 2015: la distanza non sembra essere poi molta se allo 0,1% previsto dal governo si aggiunge la ‘riserva’ di 3,4 miliardi prevista nel progetto di bilancio. Circola la cifra di 8 miliardi di sforzo di bilancio, non c’è alcuna conferma: questo è il valore del taglio strutturale dello 0,5%, il minimo che un paese con un alto debito come l’Italia deve effettuare per rispettare il patto di stabilità.
La Commissione europea evidentemente vuole andare oltre lo 0,25% di taglio strutturale di cui si è parlato in questi giorni, probabilmente a fronte di dubbi su alcune importanti poste della legge di bilancio, a cominciare dalle entrate da anti-evasione, della cui entità si può essere certi solo quando si sono realizzate (valgono 3,8 miliardi). Il dimezzamento dell’obiettivo di taglio strutturale annuale del deficit è una delle proposte preparate dalla Commissione in estate che allora era stata messa nel cassetto. Stessa fine aveva fatto il ricorso alla clausola della situazione eccezionale dell’economia della Ue e dell’Eurozona per concedere più tempo ai paesi per raggiungere i target di deficit. Se è vero che né la Ue nè la zona euro si troveranno in recessione l’anno prossimo, è un fatto che il termine “severe economic downturn” potrebbe comprendere anche una situazione qual è l’attuale caratterizzata da bassa crescita, da un calo sostanzioso della crescita potenziale, dall’estensione di comportamenti deflazionistici in un periodo ormai molto lungo di inflazione sempre più vicina allo zero, comunque lontanissima dal livello Bce del 2%.
Sul ricorso a quest’ultima clausola c’è il secco no tedesco, sulla prima si sta ragionando nelle ultime settimane.
Il tempo incalza. Katainen ribadisce che non commenterà la situazione di paesi specifici. I suoi servizi continuano i contatti con Roma e Parigi per cercare una soluzione che, nella visione della Commissione in scadenza, dovrebbe passare per l’accettazione di sforzi maggiori da parte delle due capitali. La stampa tedesca indica che Berlino e Parigi si sarebbero messi d’accordo affinchè la Francia sottoponga alla Commissione una ‘roadmap’ di impegni per riduzione del deficit strutturale e riforme. Già venerdì nella prima riunione per preparare l’ultimo incontro della Commissione Barroso che si terrà a metà settimana si riuniranno i capi di gabinetto dei commissari. Un’altra riunione dovrebbe svolgersi lunedì pomeriggio: a quel punto il quadro della situazione dovrebbe essere già chiaro perché la decisione di chiedere a un governo di correggere la proposta di legge di bilancio viene presa per procedura scritta che ha dei tempi precisi. A meno che il presidente decida di avocarla a sé. I tempi delle procedure sono chiari: la Commissione ha due settimane di tempo per chiedere di cambiare il progetto di ‘finanziaria’: la prima settimana è prevista la consultazione dei governi. E questa prima settimana dal giorno in cui la legge di stabilità è stata inviata a Bruxelles scade oggi.
I due dossier sono politicamente molto importanti ed è al massimo livello politico che saranno a un certo punto trattati. Giovedì e venerdì si svolgerà a Bruxelles il Vertice dei capi di Stato e di Governo della Ue: al Consiglio si teme che una parte della riunione sia risucchiata dalla questione dei deficit e delle relative procedure. Può darsi che Matteo Renzi e Francois Hollande, a seconda dell’andamento dei negoziati tecnici, prendano la palla in mano e cerchino di forzare una decisione all’insegna della massima flessibilità sui conti pubblici. Tra l’altro, Jean Claude Juncker avrà già avuto il via libera dal Parlamento europeo (vota domani sulla nuova Commissione) e la sua partecipazione al Vertice Ue viene data per scontata. L’idea però che Juncker possa essere più duttile di Barroso è tutta da verificare.