Sarà rinviata non si sa a quando la conferenza sull’occupazione con i capi di Stato e di Governo della Ue, ha dichiarato il sottosegretario agli esteri Benedetto Della Vedova a Strasburgo. Si terrà regolarmente la conferenza prevista l’8 ottobre, hanno ribattuto da Palazzo Chigi. Senza specificare, però, chi parteciperà: i premier e i capi di Stato? i ministri del lavoro? esperti? Questa è stata la sequenza dei messaggi governativi sul ‘summit’ straordinario. Che non si terrà, almeno per ora, è stato confermato anche dal portavoce del governo francese: rinvio “per ragioni di agenda e calendario”. A Bruxelles fonti del Consiglio Ue indicano che l’idea lanciata a fine agosto da Matteo Renzi e sostenuta da Francois Hollande si è incagliata nell’imbuto delle tante iniziative a sostegno della crescita che ancora non hanno dato frutti e degli appuntamenti già programmati. Aggiungere un vertice con il rischio di non avere decisioni precise e concrete da prendere comporta un rischio di immagine e politico che molti governi non vogliono correre. Inoltre, a inizio ottobre il piano di investimenti per 300 miliardi promesso da Jean Claude Juncker non ci sarà: la nuova Commissione entrerà in carica il primo novembre. L’annuncio del ‘vertice’ da parte italiana, peraltro presto declassato a conferenza, appare essere stato troppo frettoloso. Tutto il lavorìo politico diplomatico, indicano fonti Ue, è concentrare gli sforzi sul Vertice Ue di dicembre.
Aldilà del balletto delle comunicazioni (un sottosegretario agli esteri che dice che un appuntamento importante della presidenza italiana della Ue non c’è, il governo che indica il contrario senza aggiungere se coinvolgerà o meno i massimi livelli politici), è da rilevare un crescendo di attese e di affastellamenti di date e di priorità sulla sequenza delle prossime mosse europee. L’esigenza di fare il punto sulle strategie per l’occupazione dopo le conferenze di Berlino e Parigi è perfino ovvia. Probabilmente, però, pensare di procedere a colpi di vertici a ripetizione come accadeva nei tempi difficili della crisi del debito sovrano non sembra molto realistico.
Nel corso dell’estate si sono affastellate sul tavolo Ue diverse proposte e idee: Renzi ha indicato la riunione su crescita e occupazione di inizio ottobre, prima ancora aveva indicato che un vertice sull’occupazione sarebbe stato fatto a dicembre per la chiusura della presidenza italiana (era una riunione dei capi di Stato e di Governo già prospettata da Enrico Letta quando era premier), Hollande ha chiesto una riunione dei capi di Stato e di Governo dell’Eurozona. Sono già convocati due riunioni del Consiglio europeo: il 23-24 ottobre e il 18-19 dicembre. Aggiungere un’altra riunione non appare a diverse capitali possibile per ragioni di “agenda nazionale” e utile, per una questione politica e di immagine: moltiplicare le riunioni europee al massimo livello senza decidere qualcosa è controproducente.
Poi c’è la questione della nuova Commissione europea: molte speranze sono riposte nel piano di investimenti da 300 miliardi sul quale si è impegnato Juncker. Ci si sta già lavorando, ma si prevede che il nuovo esecutivo non lo definirà prima di fine novembre. Difficile parlare di strategie per il lavoro senza un riferimento al rilancio della domanda. Per questo, indicano fonti Ue, lo sforzo attuale è concentrarsi sulla preparazione del vertice di dicembre quando molti tasselli del ‘puzzle’ saranno pronti: le leggi di bilancio 2015 con le valutazioni di Bruxelles dalle quali si capirà in che modo la Commissione Juncker userà la flessibilità delle regole del patto di stabilità: il piano dei 300 miliardi comprese le nuove forme di finanziamento degli investimenti alle quali sta lavorando la Bei (si vedrà in che misura si tratterà di denaro fresco o semplicemente di una redistribuzione/riorganizzazione di fondi già stanziati); i risultati degli stess test bancari (previsti entro ottobre) con l’avvio della supervisione Bce il primo novembre.