LETTERA DA BRUXELLES Vertici Ue attenti a quadro politico italiano

La Commissione europea ha indicato che l’incontro con il premier Enrico Letta, mercoledi’ prossimo a Bruxelles, rientra nella normalita’ dei rapporti tra governi e istituzioni europee, quindi non ci sono storie particolari da raccontare. In realta’ non e’ cosi’, perche’ l’attenzione dei vertici Ue sull’Italia continua a essere costante non perche’ si tema chissa’ quale cataclisma derivante dalla sfiducia dei mercati, ma perche’ gli elementi di incertezza sul quadro politico nazionale restano tutti aperti, possono interrompere lo sforzo per proseguire le riforme economiche e anche indebolire la presidenza di turno della Ue nella seconda meta’ dell’anno, affidata appunto all’Italia.


  Il programma e’ intenso: si partira’ al mattino con un incontro di Letta con il presidente Ue Herman Van Rompuy, poi Jose’ Barroso, poi pranzo con tutti i commissari europei, pomeriggio all’Europarlamento per la presentazione di Expo 2015 con varie personalita’ pubbliche e del mondo imprenditoriale. Con il premier ci saranno diversi ministri (ancora una lista precisa non c’e’). Certamente si parlera’, del programma della presidenza italiana, della decisione del governo di voler compiere una svolta sulle scelte di politica economica europea per affermare ancora piu’ compiutamente la priorita’ dell’azione per la crescita, delle idee sul completamento dell’unione economica e monetaria. E poi la questione degli 2accordi contrattuali”, impegni a riforme strutturali in cambio di solidarieta’ europea, non si sa ancora in quale forma e sulla base di quali regole. Gettati sul tavolo secondo la visione rigorista tedesca, via via si sono arricchiti e oggi non si preferisce parlare di “partenariato” solidale piuttosto che di accordi contrattuali. Ma si tratta di un tema per il quale sono piu’ le domande che le risposte.

  La presidenza di turno della Ue esercita una funzione di primissimo piano nonostante l’esistenza di un presidente permanente della Ue (Van Rompuy): ha un ruolo fondamentale nella mediazione politico e nell’attivita’ legislativa. Non e’ affatto detto che i governi saranno in grado di tessere e concludere gli accordi per le nomine delle istituzioni europee entro fine giugno (la presidenza italiana scatta il primo luglio). Sul tavolo ci sono la nomina del presidente della Commissione (e poi la sua formazione), il presidente del Parlamento e anche il nuovo presidente permanente visto che Van Rompuy scadra’ a novembre. Fino a quando il quadro istituzionale non sara’ completato, con tutti i commissari al loro posto, l’attivita’ politico-legislativa e’ praticamente bloccata.

  E’ certo che mercoledi’ si parlera’ anche di Italia, su questo non c’e’ dubbio.”Sara’ l’occasione per discutere della situazione economica e politica in Europa e in Italia”, ha indicato il portavoce comunitario senza approfondire l’argomento. Nelle ultime riunioni a Strasburgo, stando a quanto riportato da europarlamentari, in una riunione politica a porte chiuse Barroso aveva affermato, non riferendosi agli ultimi mesi, che in linea generale l’Italia ha mancato di coraggio nell’affrontare il debito pubblico, che ha condotto riforme scarse rispetto a quelle condotte da altri paesi indicando che adesso addirittura la Spagna ha una prestazione economica migliore dell’Italia. Non saranno certo questi i toni dell’incontro di mercoledi’, ma l’interesse dei vertici della Commissione e’ sulla prospettiva delle discussioni parlamentari sulla legge elettorale e sul futuro dell’attuale governo: tutto si vorrebbe tranne una presidenza di turno della Ue menomata da elezioni incombenti o da un governo comunque indebolito (che avrebbe meno carte da giocare in quanto paese sulle nomine europee).

  Non ci si aspettano novita’ sulla flessibilita’ nella valutazione del deficit ai fini del percorso di avvicinamento al pareggio, la fatidica “clausola degli investimenti”. In teoria si tratterebbe di un via libera a un deficit/pil superiore di circa 0,4%, pur restando sempre sotto la soglia del 3%, che corrisponde alla spesa per progetti co-finanziati dalla Ue. La linea di Bruxelles non cambia: la flessibilita’ puo’ essere concessa solo se i dettagli della ‘spending review’ saranno in grado di dimostrare con ‘ragionevole certezza’ che produrranno tagli strutturali della spesa e che ci sono delle decisioni conseguenti. Il governo italiano e’ si’ su questa linea, ma non e’ detto possa dimostrarlo concretamente entro meta’ febbraio. La Commissione valutera’ il caso italiano a fine febbraio pubblicando le nuove stime macro-economiche. Le stime si fondano su dati a meta’ febbraio per cui non c’e’ molto tempo. Certo, ci sono le privatizzazioni, e Bruxelles accoglie con molto favore questa scelta. Ma il ricavato da privatizzazioni incide sul debito non sul deficit strutturale. Il ministro per le politiche europee Enzo Moavero Milanesi e’ sembrato voler aprire una nuova pista spiegando ai giornalisti che la scommessa del governo sulla ‘spending review’ dura tutto l’anno e che se Bruxelles non decide oggi puo’ decidere domani. Se ci sono dei dati positivi Bruxelles ne deve tenere conto. Per la Commissione pero’, stando a indicazioni di fonti comunitarie, la flessibilita’ sugli investimenti viene fatta alla fine dell’anno che precede quello interessato all’operazione. La decisione per l’Italia doveva essere presa a fine 2013 ed e’ gia’ stata prorogata proprio per dare tempo al governo di ‘stringere’ sulla ‘spending review’. Pare di capire, dunque, che questa partita per Bruxelles o si chiude entro febbraio o se ne parla l’anno prossimo.