Adesso che le fasi di attuazione della vigilanza bancaria unificata slittano con l’obiettivo di rendere operativa la Bce entro l’anno prossimo (dunque si parte da gennaio 2014), quali saranno i tempi di decisione sul sistema europeo di ‘risoluzione’ e sul sistema europeo di garanzia dei depositi bancari? La risposta di diversi alti funzionari in queste ore e’ sempre la stessa: non si sa, neanche a spanne. I capi di stato e governo si sono limitati a ribadire la solita raccomandazione: vanno adottati rapidamente. Invece cosi’ non sara’, tutti sanno benissimo che la Germania non e’ disposta prima delle elezioni del 2013 a cedere sulla solidarieta’ tra i ‘sistemi nazionali’ nel caso si dovessero fronteggiare una fuga dei risparmiatori o vincolarsi a un modello comune per ristrutturazioni e liquidazione delle banche in sofferenza.
L’accordo sull’entrata in funzione della Bce quale organismo unificato di vigilanza bancaria, che sposta di diversi mesi l’avvio operativo, conferma la separazione netta tra il primo ‘pilastro’ dell’unione bancari dagli altri due. Cosi’ prima si deve chiudere la partita della supervisione, con le sue regole, i suoi equilibri tra chi fa parte dell’Eurozona e chi no, la definizione delle funzioni che la Bce deleghera’ alle autorita’ nazionali, il calendario delle fasi dell’entrata in funzione effettiva della vigilanza (prima le banche salvate, poi le banche sistemiche, poi potenzialmente tutte le banche a partire al piu’ tardi da gennaio 2014). Parallelamente saranno negoziate condizioni e modalita’ della ricapitalizzazione diretta delle banche da parte dell’Esm. Poi si passera’ ai Fondi nazionali di ‘risoluzione’ e all’armonizzazione dei sistemi di garanzia dei depositi. Per la verita’, sembra di capire che i negoziati su questi due ‘pilastri’ continueranno, ma per la decisione finale viene dato per scontato, almeno in queste ore, che occorrera’ aspettare parecchio. Quando sarà presa, la Commissione europea presentera’ una proposta per istituire un meccanismo di risoluzione unico per gli stati soggetti alla vigilanza Bce.
Per ‘risoluzione’ si intende la modalita’ di gestione della ristrutturazione di una banca che puo’ arrivare anche al fallimento con l’obiettivo di farne pagare alla banca stessa i costi. Si tratta di Fondi di risoluzione ex ante, finanziati con un prelievo a carico delle banche, per facilitare l’adozione di misure per gestire la situazione di istituti in sofferenza evitando il contagio, consentirne la liquidazione in modo ordinato e in un lasso di tempo che eviti la svendita delle attivita’. I poteri sulla ‘risoluzione’ non saranno attribuiti alla Bce: nella bozza di regolamento sulla supervisione bancaria attualmente in discussione all’Ecofin si afferma esplicitamente che tra i compiti del nuovo supervisore unico c’e’ quello di “condurre l’attivita’ di vigilanza in relazione a un intervento preventivo quando una istituzione di credito non rispetta o probabilmente violera’ i requisiti prudenziali inclusi i piani di ristrutturazione ed esclusi qualsiase potere di risoluzione”.
Quanto alle garanzie dei depositi, la proposta della Commissione Ue e’ in discussione da due anni (a proposito di decisioni rapide), attualmente bloccata dai governi perche’ non c’e’ accordo sulla eventualita’ che un paese chieda un prestito a un altro paese per fronteggiare il rischio di un fuga dagli sportelli. Prestito che non potrebbe essere rifiutato. E’ una forma ‘soft’ di mutualizzazione dei rischi che la Germania (ma anche altri paesi specie quelli del Fronte del Nord) continua a non accettare.
A Bruxelles si fronteggiano due opinioni: chi dice che partendo monca l’unione bancaria nascera’ con una debolezza intrinseca, chi sostiene che non sara’ un dramma perche’ inevitabilmente gli altri due ‘pilastri’ arriveranno e comunque sara’ cura dei supervisori (la Bce e le autorita’ nazionali) far si’ che nessun paese si trovi scoperto. In effetti, una autorita’ europea che interviene nel campo della ‘risoluzione’ c’e’: e’ l’Antitrust, che decide sui piani di ristrutturazione delle banche salvate dagli Stati ordinando ristrutturazioni, riduzioni anche significative delle attivita’ con cessioni di interi business (anche la Germania ne sa qualcosa). Nel caso delle banche spagnole, prima di poter usare i fondi del prestito concesso dall’Eurogruppo fino a 100 miliardi di euro (in realta’ ne basteranno una quarantina) per le ricapitalizzazioni, Bruxelles deve approvarne la ristrutturazione.
E’ auspicabile che nel momento in cui l’Esm potra’ ricapitalizzare direttamente le banche, gli altri due pilastri dell’unione bancaria siano stati almeno definiti, anche perche’ potrebbe essere proprio l’Esm il futuro Fondo europeo di risoluzione. Cio’ per evitare che si alimentino dei dubbi sulla coerenza e sulla tenuta del sistema di prevenzione delle crisi bancarie.