L'Unione europea resta un continente ad alta tassazione con un carico fiscale in rapporto al prodotto del 39,8%, il 12% più degli Usa e del Giappone. Il quadro proposto dall'aggiornamento Eurostat sull'imposizione relativa ai dati 2007 non costituisce una novità. Rispetto al 2000 il declino del totale delle imposte e dei contributi sociali obbligatori rispetto al pil risulta marginale: la Ue era a quota 40,6% (l'eurozona al 41,2% ed è arrivata nel 2007 al 40,4%). Nel 2006 era al 39,7% nella Ue e al 40,3% nell'eurozona. Il problema è che dal 2005 continua a risalire sia nella Ue che nell'Eurozona, rispettivamente dal 38,9% del 2004 al 39,2% e dal 39,5% del 2004 al 39,6%. Altra cosa nota: il peso della tassazione diretta è normalmente minore nei nuovi stati membri, il cosiddetto 'fronte dell'Est'. In Romania, Slovacchia, Lituania siamo attorno a un terzo del pil a fronte di Danimarca e Svezia che sono poco sotto il 50%. L'Italia si allontana dalle medie europee: il carico fiscale era al 43,3% del pil nel 2007, nel 2006 era al 42,1%, nel 2000 era al 41,8%. In netto svantaggio sull'imposizione fiscale sul lavoro al 44%, livello più elevato nella Ue (media 34,4% nella Ue e 34,3% nell'Eurozona).
Salta agli occhi, comunque, una tendenza: il calo costante delle aliquote massime sul reddito personale e dell'imposta sulle società da oltre dieci anni. Il quadro di Eurostat è interessante perché fresco, visto che tiene conto per le prime dei dati del 2008, per la seconda dei dati di quest'anno. Nella Ue la percentuale di imposizione massima sul reddito delle persone fisiche scende ininterrottamente dal 1996, dal 47,3% del 1995 al 37,8% nel 2008; nell'eurozona il calo comincia l'anno dopo dal 50,4% nel 1996 al 42,1 del 2007. Nel 2008, però, dopo anni la flessione non é proseguita, e l'aliquota é rimasta ferma al 42,1%. Per quanto riguarda la tassazione delle imprese, nella Ue il calo é ininterrotto dal 1997 (35,2% dal 53,3% del 1996) raggiungendo il 23,5% nel 2009). Nell'Eurozona comincia a scendere nel 1998 (da quota 37,7% nel 1997 al 36,4%) si risale nel 2001 e si prosegue poi verso il basso per raggiungere quota 25,9% quest'anno dopo il 26% l'anno scorso). La riduzione della pressione fiscale é stata più consistente per le imprese che non per le persone fisiche: per le prime tra il 2000 e il 2009 é calata 8,4 punti percentuali nella Ue e di 9 punti nell'eurozona; per le secondo di 6,9 punti percentuali nella Ue e di 6,3 nell'Eurozona. Il quadro presenta forti differenze sia di livello che di ritmo di riduzione della pressione fiscale. Per quanto concerne la tassazione sulle imprese in cima alla graduatoria dell'imposizione più elevata troviamo Malta (35%), Francia (34,4%) e Belgio (34%); in coda brillano tra i paesi ad alta concorrenza fiscale Bulgaria e Cipro al 10% e Irlanda al 12,5%.
L'Italia si trova in una posizione scomoda rispetto all'andamento generale. Cominciamo dal totale del carico fiscale in rapporto al prodotto: dal 41,8% rispetto al pil nel 2000 é passata al 42,1% nel 2006 e al 43,3% nel 2007, 5,8% e 5,1% piu' della media Ue ed eurozona, al quinto posto tra i paesi a piu' alta tassazione (sempre in rapporto al pil). Nel 2000 si trovava al settimo posto. Il rapporto carico fiscale/pil é rimasto sopra il 40% fra il 1995 e il 2007. Dal 2000 al 2005 é sceso un pochino, ma nel biennio 2006-2007 é aumentato in misura marcata (1,7% e 1,2%) in tutte le categorie di reddito in particolare per reddito delle persone fisiche e reddito di impresa. Il totale del 'peso' fiscale in rapporto al pil é solo 0,40% meno del massimo storico di 43,7% raggiunto nel 1997. Dell'Italia é chiarissimo lo svantaggio relativo all'imposizione fiscale sul lavoro: nel 2007 il tasso di imposizione implicito (rapporto tra imposte e contributi sociali pagati sul reddito del lavoro e il costo del lavoro) nel 2007 era al 44%, livello più elevato nella Ue. Il carico fiscale sul lavoro eccedeva di quasi il dieci per cento le medie Ue e dell'Eurozona, nel 2006 le superava di circa l'8%, nel 2000 di quasi l'8% la media Ue e di circa il 9% la media Eurozona.
In contrasto con l'andamento in molti stati, la tassazione sul lavoro é aumentata in misura marcata dalla metà degli anni '90 nonostante l'effetto moderatore della riforma del 1998. Nel 2000 il tasso di imposizione era a quota 43,7% e l'Italia si trovava al terzo posto dopo Svezia e Finlandia. Tanto per dire quale sarebbe lo spazio per agire in questo ambito per favorire l'occupazione, Eurostat rileva che in media circa due terzi di tale indicatore costituiscono costi non salariali a carico di lavoratori e imprese. L'Italia inoltre si trova al quarto posto per imposizione fiscale più elevata sulle societa' (31,4% nel 2009), nel 2000 si trovava al secondo posto a quota 41,3% dopo la Germania che si trovava a quota 51,6%). Da allora però la Germania é scesa di 21,8 punti percentuali, l'Italia di 9,9 punti. Per quanto riguarda l'imposizione sulle persone fisiche, nel 2008 l'Italia risulta al nono posto, con aliquota massima al 44,9% (al 12° posto nel 2000). Rispetto alla media Ue l'aliquota massima é di 7,1 punti percentuali più elevata, rispetto alla media Eurozona lo scarto scende a 2,8 punti. Nel 2000 lo scarto con la Ue era solo di 1,2 punti mentre rispetto all'Eurozona la situazione era completamente rovesciata: in Italia era più bassa di 2,5 punti. Quanto al capitale (redditi da risparmio e investimenti) nel 2007 al 36,2% l'Italia é il sesto paese a tassazione più elevata (le entrate sotto questa posta sono le seconde più alte nella Ue). Infine l'energia: alla fine degli anni '90 l'Italia aveva uno dei piu' alti livelli di tassazione nella Ue, da allora si é verificato un "calo considerevole" in percentuale del pil e ora secondo Eurostat si trova "in linea" con la media: 2,1% nel 2007 contro 1,8% Ue e 1,7% Eurozona; 4,8% rispetto alla tassazione totale contro 4,5% Ue e 4,2% Eurozona.