La decisione che la Commissione europea dovrebbe prendere mercoledì prossimo sugli accordi fiscali tra il Lussemburgo e Fiat Finance and Trade e fra l’Olanda e Starbucks sarà un precedente che farà lezione per l’immediato futuro. Data la recente intesa Ecofin sull’informazione automatica sugli accordi preventivi tra imprese e amministrazioni fiscali, una volta che la legislazione entrerà in vigore, potranno essere verificati (con quale limitazione) i ‘tax rulings’ risalenti a 5 anni prima, partendo – all’indietro – dal 2017. Dunque la storia è solo all’inizio. Secondo The Wall Street Journal l’Antitrust Ue riterrebbe che gli accordi di cui hanno beneficiato Fiat e Starbucks sono illegali sotto il profilo delle regole sugli aiuti di Stato. Non ci sono conferme né smentite. L’attesa per le conclusioni di Bruxelles è enorme.
A quanto si è saputo, l’ordine del giorno della prossima riunione della Commissione europea non è stato ancora formalizzato e tutte le decisioni previste sono ancora in fase di conclusione a livello tecnico (dei capi di gabinetti dei vari commissari).
Sul tavolo dell’esecutivo Ue non ci sono solo gli accordi fiscali che riguardano Fiat e Starbucks. Ce ne sono altri due che riguardano Apple in Irlanda e Amazon in Lussemburgo. Sarà inutile cercare nelle prossime ore delle conferma da parte dell’Antitrust sulle indiscrezioni pubblicate da The Wall Street Journal. La cosa certa è che l’attenzione sulle mosse dell’esecutivo Ue è massima per due motivi. Il primo: anche se ogni ‘tax ruling’ ha la sua storia e va valutato nel merito, ma se l’Antitrust censurasse il comportamento degli Stati e delle imprese sotto inchiesta dall’anno scorso, ciò costituirebbe un precedente che farà lezione per il futuro perché i ministri finanziari hanno concordato che lo scambio automatico di dati sugli accordi fiscali sarà retroattivo. In teoria, dunque, ci sarà lo spazio per mettere ai raggi x anche altri casi.
Il secondo motivo di interesse riguarda i vertici comunitari: gli argomenti che sosterranno il giudizio della Commissione, sul quale comunque è prevista la possibilità di appello alla Corte di giustizia Ue, costituiranno un test di prima grandezza per il presidente Jean Claude Juncker, che del Lussemburgo è stato il regista politico per quasi vent’anni consecutivi, vent’anni nei quali il Lussemburgo è diventato una vera e propria piattaforma internazionale attraentissima per i vantaggi fiscali che assicurava.
Le inchieste dell’Antitrust aperte sono quattro. La prima serie di tre era scattata l’11 giugno 2014 per verificare se le decisioni delle autorità fiscali di Irlanda , Olanda e Lussemburgo sulle imposte pagate rispettivamente da Apple, Starbucks e Fiat Finance and Trade. Quest’ultima assicura la gestione della liquidità e servizi di tesoreria alla Fiat Chrysler Automobiles nei mercati finanziari internazionali emettendo bond. Da un anno si chiama Fiat Chrysler Finance Europe e opera come una sussidiaria di Fca. Quattro mesi dopo, l’Antitrust ha aperto la procedura di inchiesta sugli accordi raggiunti tra il Fisco lussemburghese e Amazon.
I ‘tax rulings’ sono decisioni anticipate sull’imposta che deve essere pagata dalle società ed è una pratica cui ricorrono in modo particolare le multinazionali. Non pongono un problema in quanto tale: il Fisco chiarisce il modo in cui sarà calcolata l’imposta. Però, possono implicare aiuti di Stato perché tale pratica può conferire vantaggi selettivi a un’impresa. Sotto tiro in particolare i prezzi di trasferimento, cioè i prezzi fatturati per le transazioni commerciali tra le diverse entità dello stesso gruppo, in particolare quelli dei beni venduti o dei servizi forniti da una filiale all’altra.
Sono proprio i prezzi di trasferimento infragruppo che influenzano la ripartizione dei profitti imponibili. Se il Fisco assicura che la remunerazione delle filiale o della succursale è a condizioni di mercato non c’è aiuto di Stato, se il calcolo non si base sulle condizioni di mercato ecco il trattamento favorevole illegale.
Nel caso di Starbucks l’Antitrust ha esaminato le decisioni anticipate adottate dal Fisco olandese sul calcolo dell’imposizione per le attività di produzione di Starbucks Manufaturing, per Fiat Finance and Trade si tratta delle attività di finanziamento. Per Apple ai raggi x è l’attività di Apple Sales International e Apple Operations Europe in Irlanda. Infine, sotto tiro è Amazon Eu Sarl, una filiale del gruppo americano con sede a Lussemburgo che paga un canone fiscalmente deducibile a una società in accomandita semplice stabilita in Lussemburgo senza essere soggetta a imposizione sulle società. Di conseguenza, ha indicato la Commissione, “la maggior parte dei profitti di Amazon sono registrati in Lussemburgo ma non hanno imposizione fiscale”.
L’Antitrust europeo è focalizzato su questi quattro casi, ma la spinta politica ad arrivare a una conclusione è stata data dalla famosa inchiesta LuxLeaks che ha fatto emergere lo scandaloso trattamento di favore delle amministrazioni fiscali di vari paesi, non solo dell’Unione europea naturalmente, a grandi società multinazionali nel contesto di una concorrenza fiscale al ribasso che oggi non è più tollerata né politicamente né economicamente, in una fase in cui i governi devono raschiare nel barile delle finanze pubbliche.
Da notare che Bruxelles ha poi esteso a tutti gli Stati membri la richiesta di informazioni precise sulle pratiche degli accordi fiscali preventivi. In particolare ha chiesto ai governi la lista di tutte le società che ne hanno beneficiato fra il 2010 e il 2013 (dunque molto più indietro nel tempo rispetto all’accordo raggiunto all’Ecofin). In realtà la stessa richiesta era stata fatta nel 2013, ma evidentemente non è servita a molto a dimostrazione della lentezza e della prudenza con cui Bruxelles si è mossa. E’ chiaro che con l’inchiesta giornalistica LuxLeaks si doveva cambiare ritmo.
L’attenzione per le decisioni dell’Antitrust non è solo delle imprese, ma anche dei governi. Qualche tempo fa il ministro delle finanze irlandesi Michael Noonan ha annunciato che nel caso in cui il giudizio di Bruxelles fosse negativo per le decisioni dell’amministrazione fiscale nazionale, il governo si rivolgerà alla Corte di Giustizia.