Radiografia dell’Italia, il ‘che fare’ secondo Bruxelles

 

Tra il 2007 e il 2013 il pil reale in Italia si è contratto dell’8,7%, nella zona euro dell’1,7%. L’occupazione non è calata quanto in altri Stati membri, ma si è ridotto drasticamente l’orario di lavoro e il tasso di disoccupazione è raddoppiato dal 6,1% al 12,2%. Il mercato del lavoro reagisce con ritardo al miglioramento della situazione economica. Infine i conti pubblici: dopo essere aumentato di 26 punti percentuali anche a causa del sostegno finanziario ai paesi Eurozona (3,6% del pil) raggiungerà il picco quest’anno al 135% del pil. I rischi per la sostenibilità del debito pubblico sono restano medio-bassi, ma l’azione di consolidamento del bilancio va rafforzata anche quest’anno. E’ questo il quadro che emerge dall’analisi del rapporto sull’Italia preparata dalla Dg Ecfin che sorregge le raccomandazioni pubblicate ieri dalla Commissione Ue: recupero di un ritmo più forte di crescita, la creazione di posti di lavoro e il calo del debito restano le emergenze nazionali.

  Gli obiettivi della politica economica dell’Italia, viene indicato nel rapporto, restano “il ripristino di una crescita vigorosa e la riduzione dell’elevato rapporto debito pubblico/pil” data la debole crescita della produttività negli ultimi 15 anni che ha contribuito in modo significativo all’emergere dei due squilibri macroeconomici: l’elevato livello di debito pubblico e la perdita di competitività esterna. “La scarsa capacità istituzionale frena ulteriormente la competitività e la crescita ed è causa di ritardi nell’attuazione delle riforme necessarie”. Ecco perché “le sfide per l’Italia sono rimaste sostanzialmente invariate dal 2013 ma sono diventate più urgenti a causa dei precedenti risultati sul piano dell’attuazione”. Per quanto concerne i conti pubblici, il documento di lavoro della Commissione (non è nulla di più di un documento di lavoro) afferma che “dalle previsioni di primavera 2014 della Commissione emerge il rischio di non conformità con la regola del debito” e che “la deroga richiesta dall’Italia per discostarsi dal percorso necessario verso l’obiettivo di medio termine non può essere concessa” proprio per questo motivo. E’ la stessa frase che è stata cancellata l’altra notte dal documento finale della Commissione che ha deciso di non fare propria tale indicazione nelle raccomandazioni finali, evitando così di chiedere all’Italia una manovra finanziaria quest’anno. Il motivo è che nei confronti dell’Italia come della Francia e degli altri paesi, la Commissione ha deciso di usare i guanti in attesa che i provvedimenti presi e/o annunciati seguano il loro corso con l’obiettivo di verificarne gli effetti a fine anno. In ogni caso se il programma di stabilità italiano rinvia la realizzazione dell’obiettivo a medio termine al 2016 e cioè il pareggio in termini strutturali (nel luglio scorso era stato raccomandato all’Italia di conseguirlo entro il 2014),  prendendo in esame complessivamente il periodo 2013-2015, per la Commissione è in linea con il patto di stabilità.

 Gli economisti di Bruxelles ribadiscono che nel 2015 “c’è il rischio di una deviazione significativa del parametro di riferimento della spesa” e che “gli obiettivi di bilancio del programma di stabilità sono soggetti a rischi al ribasso”. L’incognita più importante ha a che vedere con “la necessità di individuare e attuare mediante la spending review in corso risparmi di spesa considerevoli e permanenti a tutti i livelli di governo, che saranno inoltre necessari per finanziare l’annunciata riduzione permanente dell’imposta sul reddito delle persone fisiche per i lavoratori a basso reddito”. A questo si somma lo scenario macroeconomico alla base delle previsioni di bilancio nel programma “leggermente ottimistico”, scenario che però potrebbe non verificarsi grazie a “una piena e rapida attuazione delle riforme strutturali previste”. I rischi che gravano sulle previsioni del debito contenute nel programma di stabilità “sono principalmente connessi all’attuazione dell’ambizioso piano di privatizzazioni che rimane in gran parte imprecisato”, dice la Commissione. L’apertura di credito al governo sugli impegni di riduzione e ristrutturazione della spesa pubblica è totale. “L’avvio di un’esauriente revisione della spesa suscita elevate aspettative – è scritto nel rapporto -. L’Italia è pronta ad affrontare con determinazione la qualità e l’efficienza della spesa pubblica: tuttavia la revisione della spesa dovrà dimostrare la fattibilità di ottenere rapidamente risultati a breve termine e iscriverli nel contesto delle riforme con impatti di lunga durata”.