Ok Commissione pagamenti alle imprese, no sforamento target deficit

 La decisione del governo italiano di cominciare i pagamenti degli arretrati alle imprese e' "positiva" e necessaria, urgente, ma deve trattarsi di una operazione che "non mette in discussione l'uscita dalla procedura per deficit pubblico eccessivo". E' questa la posizione della Commissione europea che ha di nuovo ricordato quali sono i "paletti" all'interno dei quali dovra' collocarsi il decreto sui pagamenti ritardati della pubblica amministrazione. Fonti comunitarie hanno spiegato che per l'Italia "e' molto importantel'uscita dalla procedura perche' rafforzerebbe la fiducia nella capacita' del paese di mantenere i conti pubblici nella dinamica prevista". Cio' vale sia per il deficit, che
per Bruxelles a questo punto non deve superare quota 2,9% del pil quest'anno per evitare il rischio di sforamento del 'tetto' del 3%, sia per il debito pubblico, soggetto a sorveglianza specifica diretta secondo le nuove regole di bilancio.



  La Commissione europea ritiene positivo che il premier Mario Monti abbia confermato l'impegno dell'Italia (impegno che e' del paese e non puo' riguardare ovviamente solo il governo Monti ma anche quello successivo) a mantenere inalterato il quadro attuale di finanza pubblica. Anzi, qesta e' la condizione per il via libera all'operazione pagamenti alle imprese. In realta' non si tratta di un via libera formale. Cio' che conta per Bruxelles e' che il deficit/pil italiano quest'anno non superi quota 3% del pil. Di piu': hanno indicato fonti comunitarie oggi che il 2,9% e' un target che non puo' essere valicato. E gia' si tratta di un limite che non fornisce attualmente alcuna certezza sul risultato finale.
  Il risultato finale e' cio' che conta per restare o uscire dalla procedura per deficit eccessivo. La valutazione europea sara' fatta a maggio dopo la pubblicazione dei dati 2012 da parte di Eurostat (il 22 aprile) e delle nuove stime della Commissione europea (attorno a meta' maggio) per il 2013 e il 2014. Se per il 2012 non c'e' alcun problema, l'incertezza sull'evoluzione di deficit e debito c'e' per i due anni successivi importanti perche' per chiudere la procedura (scatta quando il deficit/pil e' sopra il 3%) e' necessario restare sotto la soglia di Maastricht anche oltre il 2012. Nella valutazione, poi, si deve tenere conto anche dell'andamento del debito, della sua sostenibilita' nel medio termine. Ci sono norme specifiche in tal senso nel patto di stabilita riformato e nello stesso 'fiscal compact'.
  "La Commissione europea da' molta importanza al debito, alla sua sostenibilita' nel tempo, debito che deve essere ridotto secondo la regola del 'ventesimo', ha indicato oggi il portavoce. Si tratta del taglio di un ventesimo all'anno della parte eccedente il 60% del pil. L'indicazione di Olli Rehn al governo italiano e' agire rapidamente ma senza mettere a rischio il percorso di consolidamento previsto finora. Evitare quindi di mettere a rischio la fiducia accumulata con il governo Monti.
  "L'uscita dalla procedura per deficit eccessivo sarebbe un fatto positivo per l'Italia e per l'intera Eurozona", insiste la stessa fonte. Da parte di Olli Rehn, c'e' un chiaro invito alla prudenza. Invito che suona anche come precisazione rispetto alle dichiarazioni del commissario Ue all'industria Antonio Tajani, che ritiene possibile pagare tutti i debiti della pubblica amministrazione verso le imprese nel giro di due anni senza violare il patto di stabilita'.
  Se la Commissione europea ha espresso una opinione favorevole all'operazione a patto che stia nei limiti fissati, "si riserva in ogni caso una valutazione definitiva del decreto quando sara' approvato", ha indicato il portavoce Olivier Bailly. Una delle soluzioni che erano state avanzate nelle discussioni con il governo dalla Commissione europea per evitare che il deficit/pil quest'anno arrivasse troppo sotto il 3% era quella di scaricare un po' i conti 2013 limitando l'ammontare dei pagamenti. Ipotesiscartata dal governo. Bruxelles vede con molto favore una clausola per fermare i pagamenti nel momento in cui il deficit dovesse 'volare' sopra il 2,9%. "E' un elemento di cui il capo del governo italiano ha informato Olli Rehn", ha indicato il portavoce. Non si tratta, dunque di una richiesta europea.