Eurozona, strategia dell’austerità a calendario flessibile

  Nessuna delle istituzioni che fanno parte della Troika (Commissione Ue-Bce-Fondo monetario) ha confermato l'accordo con la Grecia per un rinvio di due anni (dal 2014 al 2016) degli obiettivi di consolidamento del bilancio. La Commissione Ue ha indicato che restano aperte solo pochi punti, segno che l'accordo e' vicino ed e' possibile. L'annuncio del ministro delle finanze Yannis Stournaras al parlamento ellenico e' stato pereo' troppo preciso per non essere creduto veritiero. Se cosi' non fosse il colpo per la credibilita' del governo greco sarebbe fortissimo. Si sta cosi' confermando una svolta: pressati da recessione interminabile, contestazioni delle opinioni pubbliche, difficolta' oggettive di riforme economiche e politiche di portata epocale, Ue e Fmi scelgono la strategia dell'austerita' a calendario flessibile.



 I termini di quanto Grecia e Troika dovrebbero concordare a stretto giro di posta, cosi’ come sono stati annunciati dal governo ellenico, si fondano essenzialmente sul rinvio dell’obiettivo un deficit/pil sotto il 3% nel 2016 invece che nel 2014. Nel 2011 era al 9,4%. A questo fine e con questi tempi, la Grecia deve assicurare tagli di spesa per 13,5 mld in due anni, da realizzare per la maggior parte l’anno prossimo. Due anni di tempo in piu’ significa dimezzare la riduzione del deficit anno per anno rispetto alla tabella di marcia precedente: cio’ per limitare l’impatto negativo sull’economia. La Grecia e’ al quinto anno consecutivo di crescita negativa e il 2013 sara’ il sesto.
 Tra i punti piu’ difficili sui quali chiudere il compromesso c’e’ la riduzione di 25mila tagli tra i dipendenti pubblici. Anche gli obiettivi di privatizzazione vengono spalmati (forse anche oltre il 2020) per raggiungere i 50 miliardi di euro: si discute ancora sulla tabella di marcia anno per anno. L’accordo su tutto il ‘pacchetto’ , che ci si aspetta sara’ ufficializzato a livello tecnico nei prossimi giorni quando saranno definiti i ‘pochi’ punti ancora in discussione e che sara’ discusso in via definitiva dall’Eurogruppo il 12 novembre, implichera’ il via libera alla ‘tranche’ di 31,5  miliardi necessaria per fronteggiare le scadenze del debito sovrano.
  La cosa certa e’ che cambia, allungandosi, il calendario dell’austerita’: adesso e’ il turno della Grecia, ma prima e’ stato il turno del Portogallo e prima ancora della Spagna. In settembre  Lisbona ha ottenuto un alleggerimento dell’obiettivo di deficit rivisto al 5% del pil quest’anno (dal 4,5%) e al 4,5% l’anno prossimo (dal 3%).  Piu’ tempo contro una stretta piu’ severa sulle misure di consolidamento e una pista definita sulle riforme da attuare. Nel 2009 il Portogallo era in recessione: pil a -2,9%. L’anno dopo +1,4%, poi di nuovo in recessione: 2011 -1,7%, quest’anno -3% 2013 -1% (dati Fmi).  A luglio la Spagna ha avuto un anno in piu’ per portare il deficit/pil sotto il 3% nel 2014 invece che nel 2013. Motivo il deterioramento dell’economia "peggiore delle attese". Tra il 2009 e il 2013 la Spagna risultera’ avere 4 anni di recessione su cinque con la parentesi del 2011 (pil -1,5% e -1,3% nel 2012 e ne 2013 secondo le stime Fmi).
  La svolta sui calendari, dunque, non e’ di oggi. Ma oggi puo’ essere individuata come tale in modo percettibile anche se e’ maturata e attuata con il contagocce.  D’altra parte il tema politico dell’allentamento dei tempi di attuazione dei programmi di austerita’ e’ stao sempre presente negli ultimi mesi nelle discussioni ad alto livello sia di ministri finanziari che di capi di stato e di governo. Spesso sotto la forte pressione ‘esterna’ del Fondo monetario internazionale oltreche’ dei mille segnali che evidenziano l’intollerabilita’ sociale e l’impossbile tenuta economica delle terapie concordate. In sostanza, senza flessibilita’ sui calendari, senza nulla concedere pero’ al rigore delle misure, i migliori programmi di consolidamento e di riforma, perfetti sulla carta, si dimostrano semplicemente irrealizzabili.